Nonostante Adrian Newey abbia lasciato la scuderia di Formula 1 della Red Bull da neanche un mese, le conseguenze del suo addio sono già evidenti in pista.
È innegabile che il team austriaco debba parte del successo ottenuto al grande ingegnere, che ha svolto il ruolo di progettista e direttore tecnico per diversi anni.
La genialità di Newey, però, non influiva soltanto sulla realizzazione della vettura, bensì anche sulla messa a punto di essa.
L'esperienza del 65enne ha sempre fatto la differenza in situazioni di difficoltà, riuscendo talvolta a ribaltare la competitività della monoposto nel corso di un weekend di gara.
Non è un caso, infatti, che delle tre gare disputate dal termine del rapporto di lavoro tra le parti, la Red Bull ne abbia vinta soltanto una.
Non è un caso che la RB20 abbia faticato - in maniera del tutto inedita - con la gestione delle gomme ad Imola e con il "ride" (ovvero il modo in cui la monoposto riesce ad attenuare l'effetto di cordoli ed avvallamenti) a Monaco.
No, non è per niente un caso: tutto ciò trova una risposta nella separazione tra Adrian Newey e la squadra austriaca.
Insomma, da qui a dire che l'era di dominio Red Bull è terminata ne passa di acqua sotto i ponti, ma l'addio dell'ingegnere britannico ha sicuramente giocato un ruolo importante nella rincorsa degli avversari.
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