Il Gran Premio di Las Vegas ha visto - e non per la prima volta in questa stagione - Carlos Sainz correre senza tenere a mente gli interessi della Ferrari.
Charles Leclerc non sopporta più il suo comportamento menefreghista, quando bisognerebbe pensare ad un Mondiale Costruttori...
Il pilota spagnolo si è reso protagonista nel sabato del Nevada, conquistando un podio. Eppure, le polemiche post-gara non sono mancate; anzi, sono state più che giustificate dal suo atteggiamento inaccettabile.
Nel corso del GP, il classe '94 ha disobbedito agli ordini di scuderia in ben due occasioni: prima ha aspettato per effettuare uno scambio di posizioni con un più rapido Leclerc (chiedendo alla squadra di rientrare ai box, piuttosto che lasciarlo passare) e poi non restando dietro quando il monegasco è uscito dalla pit lane dopo il suo ultimo pit stop, effettuando un sorpasso che - in fin dei conti - gli è valso il podio.
Sia chiaro: il risultato di squadra per la Ferrari non sarebbe cambiato; non c'era la possibilità di fare più di un terzo e quarto posto. Il punto, però, non è questo. Il punto è che Sainz, ogniqualvolta che viene interpellato dalla squadra per "rispettare degli accordi stabiliti nel briefing pre-gara", come dice il suo compagno, fa finta di nulla.
"Ci sta non eseguire gli ordini di scuderia, ormai è stato licenziato dalla Ferrari", si potrebbe opinare. La sua decisione di ignorare completamente il team, d'altro canto, è tutt'altro che rispettabile.
Non sei d'accordo con quello che ti stanno chiedendo? Dai una breve motivazione e conferma di andare avanti per la tua strada piuttosto, sicuramente ti farebbe più onore.
Fermo restando che, parlando dell'orgoglio che Carlos tanto ha a cuore, perché dovrebbe compromettere la lotta al Costruttori del Cavallino? Insomma, in quel momento della gara la priorità era massimizzare il risultato di entrambi i piloti, così da guadagnare più punti possibili sulla McLaren.
Lo ripetiamo: con il senno di poi, la Ferrari ha effettivamente ottenuto il massimo risultato (quindi l'ordine di arrivo tra i due Rossi risulta insignificante per il team), ma in quel momento della gara nessuno poteva saperlo.
Quello che non è assolutamente insignificante, invece, è l'atteggiamento menefreghista dello spagnolo, per nulla volto alla conquista di un titolo che - tornando sulla questione "orgoglio personale" - dovrebbe interessargli eccome.
Quale miglior modo di lasciare Maranello riportando un Mondiale alla squadra dopo 16 anni? Quale miglior scenario di farsi ricordare con un sorriso dai Tifosi? A quanto pare, per Sainz è più importante arricchire il suo curriculum con un podio, piuttosto che con una contribuzione ad un titolo costruttori.
Dall'altra parte del box c'è un Leclerc stufo, dopo aver sempre pensato al bene del team. A Silverstone 2022, nonostante fosse in lotta per il Mondiale Piloti (poi finito malamente), si è "ingoiato" l'inspiegabile decisione di favorire la vittoria di Sainz nel finale, dopo averlo dominato in gara nonostante un'ala anteriore danneggiata. A Singapore 2023, ha dato al compagno un distacco di sicurezza per aiutarlo il più possibile nella rincorsa all'unico successo stagionale della Rossa, dichiarando a fine gara: "L'importante è che abbia vinto la Ferrari".
Adesso, invece, si ritrova a sentire che a Carlos è stato detto di non attaccarlo, per poi vederlo passare con facilità e senza esitare.
Insomma, ormai mancano soltanto due Gran Premi al termine dell'avventura di Sainz a Maranello. E se abbiamo capito qualcosa dalle sue quattro annate in Ferrari, è senza dubbio la seguente: ha sempre corso solo per i suoi interessi; mancando di rispetto ad un team di persone che lavora con un obiettivo comune, e non con un'ottusa ed irrealistica ambizione (quella di essere il migliore dei due piloti) personale.
Purtroppo per i Tifosi, non tutti sono come Villeneuve e Leclerc, ma esistono anche i Sainz e i Pironi. Ed il primo a pensarlo sarebbe Enzo Ferrari, colui che ha trasformato la sua passione in una splendida realtà, e che sempre ribadiva: "La Ferrari prima dei piloti, sempre".
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