Se dovessimo spiegare attraverso un detto l'inizio stagione di Carlos Sainz, quello perfetto sarebbe: "dalle stelle alle stalle". Dopo gli anni trascorsi in Ferrari, lo spagnolo è riuscito non solo a crescere, ma a conquistare traguardi importanti: le prime pole, le prime vittorie e, nel 2023, si è preso il merito di essere riuscito ad interrompere la scia di successi di Max Verstappen, grazie alla vittoria da manuale compiuta a Singapore.

L'annuncio di Hamilton alla Rossa ha destabilizzato - e non di poco - lo spagnolo, che ha confessato più volte il suo rammarico di lasciare un team con cui non solo stava bene, ma stava realizzando tanti successi. Iniziare la stagione 2024 senza un sedile, senza una prospettiva chiara per il futuro, non è stato semplice. Le avversità non sono nemmeno mancate, con l'operazione all'appendicite che lo constrinse a saltare anche una gara, il GP Jeddah.
Ma il suo ritorno in pista una settimana dopo, a Melbourne, si rivelò trionfale: conquistò la seconda posizione nelle qualifiche e, la domenica, fu autore di una maestosa vittoria. Oltre la tappa australiana ottenne un altro successo in Messico, che ebbe un emozione diversa sul volto di Carlos, consapevole che si stava trattando dell'ultima vittoria in Rosso. Questi successi, più altre presenze sul podio, gli permisero di chiudere il suo capitolo in Ferrari con un sigillo che sa d'amore, rispetto e riconoscenza.

L'approdo in Williams è un salto nel vuoto, un ripartire da zero. Dopo l'ufficialità, molti rimasero stupiti: perchè Carlos Sainz ha deciso di passare ad un team decisamente lontano dalle posizioni che contano? Con un progetto ancora in fase sperimentale verso la via del successo? Nelle varie interviste effettuate dopo l'annuncio, lo spagnolo ammise di sentirsi consapevole della strada in salita, ma entusiasta della possibilità di riportare il team inglese, alle glorie di un tempo.
Ma si sa, la realtà spesso si differenzia dai sogni, e dopo dei test pre-stagionali positivi, la stagione inizia clamorosamente male, molto male.
Nella Melbourne dove solo un'anno fa diede vita ad una gara maestosa, Sainz sbatte all'ultima curva che dà verso il rettilineo al secondo giro della gara, in regime di Safety Car. Primo ritiro al debutto in Williams. In Cina invece, la doppia squalifica in casa Ferrari aiuta lo spagnolo a conquistare un punto, l'unico attualmente in tasca. Seguono poi Suzuka e Bahrain, dove la top 10 non arriva e, a Sakhir, l'eccessiva voglia di remuntada porta persino a forti contatti con Tsunoda, che lo costringono al secondo ritiro della stagione.
E se Sainz ha solo un punticino in classifica piloti, il suo compagno di squadra Alex Albon, ne ha ben diciotto. Il thailandese ha iniziato un Campionato in solitaria, portando alla Williams punti superiori a quelli raggiunti in tutta la passata stagione. Un risultato niente male che, con l'aiuto di Sainz, sarebbe potuto essere più elevato.
Le abilità dello spagnolo non possiamo metterle in discussione: dal suo esordio in Formula 1, avvenuto dieci anni fa, è riuscito a diventare tra i piloti più esperti in griglia. Sainz è stato definito da tutti i team in cui è stato un uomo squadra, un grande lavoratore e un grande pilota. Ma le visibili difficoltà alla guida della Williams ci portano a domandarci: è davvero solo questione di tempo per adattarsi al mondo del team di Grove o nella mente dello spagnolo ci sono mostri da sconfiggere?
Ritrovarsi in posizioni così diverse rispetto a dove - nella norma - si era abiutati a permanere, non deve essere di certo facile. A ciò si aggiunge la grande differenza del team inglese rispetto al mondo Ferrari: due leggende nella storia della F1, eppure così diverse nei rispettivi ambienti. A fare quasi da braccio destro al nostro Carlos, c'è Lewis Hamilton. Anche lui, come lo spagnolo, sta riscontrando grandi affanni con la Ferrari, con un Leclerc che riesce a fare nettamente la differenza rispetto al sette volte campione del mondo.

Jeddah sarà dunque fondamentale: un'occasione per chiudere positivamente questa tripletta d'appuntamenti. La breve sosta prima di Miami sarà più che necessaria, non solo per ricaricare le pile, ma per ritrovare quell'anima combattente, veloce e determinata, che al momento sembra chiusa in un cassetto. Riuscirà il Matador a risalire in classifica, a ritrovare sè stesso e dar vita a gare degne del suo nome?
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