C’è una voce che vibra sommessa nel paddock dopo il Gran Premio del Canada. Non è il boato della vittoria, né il clangore della sconfitta. È un mormorio, una presa di coscienza. Sono le parole di Frédéric Vasseur, che si presenta ai microfoni di SkySportF1 Italia senza cercare scuse, senza nascondere le fragilità di un weekend che per la Ferrari si è consumato lentamente. “Non penso che con un piano diverso, per quanto riguarda i pit stop, le cose sarebbero cambiate…” ha ammesso il team principal.
Non è la strategia l’osservata speciale, non sono le mescole o l’azzardo che poteva rivoluzionare la domenica. Vasseur va dritto al punto: non si tratta di una scelta sbagliata, ma di tante piccole crepe che, sommate, hanno indebolito tutto l’edificio. Errori nelle libere, in qualifica, un problema per Lewis in gara. Pezzi che non si incastrano. E quando la F1 si gioca su millesimi e dettagli, l’imperfezione pesa come un macigno.
C’è qualcosa di lucido, quasi disarmante, nel suo ragionamento. La macchina c’è, lo dice chiaramente: “Gli aggiornamenti arriveranno, ma se fai il primo settore fucsia, la macchina non è il problema”.
Non è retorica, è realismo. Il potenziale non manca, a mancare è la continuità. Ferrari pecca di quella precisione chirurgica che trasforma una buona monoposto in un’arma da titolo mondiale. E qui arriva il vero nodo, forse il più umano: “C’è tensione e quando c’è una battaglia serrata e sei in queste condizioni non dai il meglio. I piloti commettono troppi errori, noi commettiamo troppi errori".
Questa non è una Ferrari sbagliata nel progetto, è una Ferrari che ha bisogno di respirare. Di riscoprire quella serenità che troppo spesso è, per la Scuderia di Maranello, un lusso sconosciuto. Non è la rivoluzione a portare i punti: è il lavoro quotidiano, metodico, silenzioso. È l’assenza del panico, il coraggio di non cambiare tutto per cambiare qualcosa.
Come ha fatto Mercedes, Vasseur lo ricorda: “Hanno sofferto enormemente, ma non hanno fatto una rivoluzione. Hanno continuato a lavorare, a sviluppare, a essere un team". Ed oggi festeggiano con entrambi i piloti sul podio. Il team al completo sotto a celebrare.
Perché hanno saputo essere un team. Non una somma di ingegneri, meccanici, piloti e dati. Ma una squadra che affronta le difficoltà con pazienza, che guarda avanti senza distruggere ciò che ha. Senza cambiare per l'ennesima volta le carte in tavola. Non è una frase fatta. È una filosofia che, nel paddock di Montreal, suona come un monito e una speranza.
I prossimi aggiornamenti arriveranno, sì. Ma come dice Vasseur, “non è quello il punto". Il punto è ripartire da dentro. Dalla testa, dalla calma, dalla coesione. È capire che i decimi si trovano anche quando si smette di cercarli con l’ansia e si torna a lavorare con la fiducia.
Perché in fondo, in un mondiale giocato su dettagli, l’errore più grande sarebbe smettere di credere in ciò che si è. Ascoltare il rumore che arriva da fuori, senza proteggere ciò per cui, ogni giorno, si lavora.
Foto copertina www.ferrari.com
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