Nella bacheca di Adrian Newey campeggiano ben 12 Mondiali costruttori e 14 piloti; numeri non da poco, che riflettono i progetti vincenti dell'ingegnere britannico. Ma il 66enne non ha trionfato solo con quanto imparato all'università, in galleria del vento o davanti a un computer, bensì pensando fuori dagli schemi. Diverse persone che hanno lavorato con lui hanno raccontato delle sue intuizioni al limite della follia, che si rivelavano poi efficaci, nonostante lo scetticismo; un modo di fare che riflette la sua visione ingegneristica a tutto tondo, la sua mente che non smette mai di rimuginare e costruire.
L'ultima testimonianza di questo è arrivata da Robert Doorbos, ex collaudatore per la Red Bull nel 2006 e 2007, ossia nei primi anni di lavoro di Newey a Milton Keynes. "Come collaudatore sei un po' come un manichino. Devi testare tutto, dalla durata delle ali alla flessibilità, ma se qualcosa va storto finisci nel muro, con i saluti del muretto. Al tempo le ore di prova erano illimitate, io credo di aver macinato circa 36000 chilometri. Un giorno Adrian mi chiese cosa ne pensassi riguardo all'avere un pedale sopra all'altro, in modo da sfruttare meglio l'aerodinamica. Ovviamente non si può fare, ma questo rispecchia il suo modo di pensare", ha raccontato l'olandese al podcast The Pit Talk.
Leggi anche: Alonso traghetta l'Aston Martin al 2026: «Non vuole che si sacrifichi quel progetto»
Leggi anche: F1, Verstappen critica il calendario: «Troppe gare, servono circuiti storici»