"Siamo fatti tutti un po' così, senza parole e gli occhi lucidi" recita una nota canzone. Si è presentato in questo stato Kimi Antonelli al ring delle interviste post-qualifica, nella quale ha dovuto incassare un'altra dolorosa eliminazione in Q1. Dovrebbe scattare 18esimo ma, come annunciato da lui stesso, al 99% partirà dalla pit-lane dopo aver apportato alcune modifiche all'assetto della sua W16 in previsione di una probabile gara bagnata.
Continua quindi il complicato fine settimana del giovane italiano che - complice anche il format Sprint - non è riuscito a trovare il feeling giusto con il tracciato belga. Ciò che però si nota maggiormente è l'atteggiamento dello stesso Antonelli che non appare più sereno come a inizio stagione: un chiaro segnale di come senta la pressione, figlia di un'asticella delle aspettative che - dopo il podio in Canada - si è inevitabilmente alzata.
Tra errori e sfortuna è evidente come dal terzo posto di Montreal in poi si sia spenta la luce e i punti messi a referto lo dimostrano, dal momento che - esclusi quelli ottenuti sul circuito intitolato a Gilles Villeneuve - Antonelli di fatto non va a punti da Miami.
L'immagine di Kimi che arriva davanti ai microfoni dei media con gli occhi rossi è un'istantanea che ha colpito tanti appassionati e trovato in disaccordo altri che forse, però, dimenticano che siamo di fronte ad un ragazzo appena diciottenne che nel giro di pochi mesi è stato catapultato dalla Formula Regional in Formula 1 (nel mezzo un solo anno di Formula 2 con una Prema in seria difficoltà) - alla guida di un top team come la Mercedes.
I piloti non sono robot, ma umani e come tali vivono emozioni positive e negative, soprattutto se si tratta di ragazzi giovanissimi, il che rende ancor più normale il lasciarsi andare a momenti di fragilità. In un mondo come quello della Formula 1 - nella quale tutto corre estremamente veloce e a stento si trova il tempo di respirare - ogni tanto bisognerebbe avere la sensibilità di lasciar correre invece di cestinare tutto subito, dimenticando ciò che di buono è stato fatto prima.
"You're only as good as your last race", la legge non scritta del motorsport che bene si può applicare ad un altro rookie come Isack Hadjar - giudicato in malo modo persino da Helmut Marko che etichettò come uno "spettacolo imbarazzante" la disperazione del francese per l'errore commesso nel giro di formazione del GP d'Australia - che ora è invece tra i piloti più costanti e concreti dell'intera griglia: oggi chi si ricorda di quanto accaduto a Melbourne?
Questo dimostra come certi momenti siano normali nella formazione di un pilota e, per certi versi, fondamentali in quella che è la curva di apprendimento di qualunque esordiente che si affaccia alla massima serie. Ciò che deve fare ora Antonelli è in primis resettare per poi tornare a godersi ogni minuto alla guida della propria monoposto poichè - in fin dei conti - il divertimento è alla base di questo sport, visto che prima di pensare alla competizione i piloti iniziano a gareggiare sui kart proprio per questo motivo.
Foto copertina youtu.be
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