Il presidente Sulayem perde il primo round: bocciato il ritorno anticipato ai V8
06/09/2025 07:30:00 Tempo di lettura: 4 minuti

Era una promessa "da campagna elettorale", una di quelle studiate dal team di comunicazione e basate sul sentimento popolare e sul consenso dei tifosi, ma il ritorno dei motori V8 in Formula 1 dovrà attendere ancora.

La spinta del presidente FIA Mohammed Ben Sulayem per anticipare i tempi è stata infatti bloccata dopo la cancellazione a sorpresa del summit che si sarebbe dovuto tenere l’11 settembre a Londra con costruttori e team. Un incontro atteso, che avrebbe dovuto discutere l’ipotesi di introdurre un 2.4 litri V8 alimentato da carburante completamente sostenibile, con una componente ibrida ancora da definire.

L’idea, come rivelato da The Race, aveva già trovato dei consensi e il nodo centrale da sciogliere riguardava la data di implementazione: il 2029, come auspicato da Ben Sulayem, o il 2030, una scelta più cauta che avrebbe anticipato solo di un anno la scadenza regolamentare prevista per la prossima generazione di turbo ibridi. Ma il mancato accordo tra i costruttori ha reso impossibile anche solo avviare la discussione. E come potrebbe essere altrimenti considerando che negli ultimi 10 anni l'approccio alla sostenibilità della F1 ha spinto gli investimenti in tutt'altra direzione.

In particolare, Honda e Audi si sono mostrate ferme nel rifiutare qualsiasi passaggio anticipato ai V8, posizione che ha reso vano il tentativo della FIA: per approvare una modifica così radicale serve infatti una super maggioranza, con l’accordo di quattro su cinque motoristi ufficiali, oltre al via libera di FIA e FOM. Condizione che al momento non è soddisfatta.

Il summit è dunque rinviato, ma lo scenario dal 2031 resta completamente aperto: senza accordi di governance della Power Unit e senza un nuovo Patto della Concordia, la FIA avrebbe persino la facoltà di imporre unilateralmente un nuovo regolamento, rischiando però di spingere alcuni costruttori a lasciare la categoria. Un rischio che lo stesso organo federale sembra intenzionato ad evitare, cercando invece una cooperazione con tutte le parti coinvolte.

Ben Sulayem, però, non ha mai nascosto la sua visione per il futuro della Formula 1. Le sue parole sono chiare: «Abbiamo bisogno di un motore nuovo, molto più leggero. Questa è la strada da seguire. Un fornitore unico per il cambio, un fornitore unico per il carburante e uno per l’ibrido elettrico. Questo funzionerà solo con il supporto di FOM e dei team. Lo lanciamo a loro e vediamo se accettano. Devono accettare, perché è buon senso».

La partita è dunque solo rinviata. Resta la contrapposizione tra una FIA, almeno nelle intenzioni dell'attuale presidente, che vorrebbe ridurre costi e complessità con un ritorno a motori più semplici, e costruttori che, avendo già investito miliardi nelle unità ibride, non sono disposti a bruciare tappe. La domanda da porsi è se la Formula 1, tra esigenze di spettacolo, sostenibilità e vincoli industriali, saprà trovare un equilibrio vero o se si limiterà a rimandare ancora il confronto più delicato: quello tra interessi economici, politici e la sua stessa identità tecnologica.


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