La disfatta delle «Papaya Rules»
La McLaren ha letteralmente - seppur involontariamente - regalato a Max Verstappen la vittoria al Gran Premio del Qatar. Una vittoria che lo tiene ancora in corsa per il titolo ed arrivata solamente come diretta conseguenza delle "Papaya Rules".

02/12/2025 20:00:00 Tempo di lettura: 6 minuti

Max Verstappen ha conquistato un'inaspettata vittoria al Gran Premio del Qatar, sfruttando alla perfezione un clamoroso errore della McLaren. Errore causato dalle famose "Papaya Rules", che potrebbero clamorosamente costare il titolo piloti al team di Woking.

La ricostruzione

Nell'avvicinamento alla gara di Losail, la Pirelli aveva preannunciato che ogni set di gomme avrebbe avuto un limite massimo di 25 giri da percorrere, con lo scopo di evitare forature dovute ad usura ed agli effetti dei cordoli.

Considerando che la corsa sarebbe durata 57 tornate, il giro numero 7 rappresentava un punto cardine, perché segnalava di fatto l'apertura della finestra del pit stop per effettuare due soste.

Il caso ha voluto che, esattamente al giro 7, un contatto tra Pierre Gasly e Nico Hulkenberg - risultato nel ritiro del tedesco - provocasse una Safety Car.

Ed ecco che il Gran Premio del Qatar cambia in maniera irreversibile: la McLaren decide di non effettuare il cambio gomme, né con Piastri (allora primo), né con Norris (terzo in quel momento).

Tutto il resto della griglia, però, opta per la strategia più scontata: rientrare ai box e montare un nuovo set di pneumatici. Tale scelta fa sì che la strategia diventi identica, prevedendo semplicemente un'altra sosta al giro 32, ma comporta soprattutto un grande risparmio in termini cronometrici.

Al termine della sequenza guidata dalla Safety Car, infatti, Verstappen si ritrova terzo, primo inseguitore delle due McLaren, guadagnando di fatto 26 secondi (quelli previsti per effettuare un pit stop nello svolgimento regolare della corsa).

Per via della scelta del team di Woking, Piastri e Norris hanno tagliato il traguardo rispettivamente in seconda e quarta posizione, pur disponendo di una vettura dominante sul tracciato di Losail.

In vista del Gran Premio di Abu Dhabi, Verstappen ha ridotto il suo distacco da Lando a soli 12 punti. L'olandese aveva ammesso, alla vigilia dello scorso fine settimana, che "era ancora in lotta per il titolo solamente per fallimenti altrui". E se ha ancora qualche possibilità di vincere il Mondiale, deve ringraziare anche le "Papaya Rules".

Le spiegazioni

La McLaren ha cercato - con scarsi risultati - di motivare la propria decisione. Eppure, dall'interno del team stesso sono state esposte versioni contrastanti.

Il team principal, Andrea Stella, ha infatti affermato che "non si aspettavano che tutti gli altri piloti si sarebbero fermati". L'amministratore delegato, Zak Brown ha invece dichiarato che "hanno semplicemente preso la decisione sbagliata", negando quanto detto dall'italiano ed aggiungendo che "non volevano cambiare i piani che avevano realizzato nel pre-gara".

La verità è solo una, ed è stata spiegata magistralmente dall'ex meccanico della Red Bull, Calum Nicholas: "La McLaren aveva 3 opzioni:

  1. "Effettuare un doppio pit stop. Norris avrebbe potuto perdere qualche posizione [sarebbe stato svantaggiato rispetto a Piastri, ndr], ma avrebbe avuto tranquillamente il passo per tornare sul podio in 50 giri. E Oscar avrebbe vinto la gara facilmente.
  2. "Non effettuare il doppio pit stop, per evitare di avere inconvenienti. Si sarebbe dovuto quindi differenziare le strategie. Ciò avrebbe fatto sì che un solo pilota si sarebbe ritrovato con la strategia giusta [e di conseguenza avvantaggiato rispetto all'altro, ndr], ma il team avrebbe avuto ancora il controllo sulla gara.
  3. "Fare qualcosa di incomprensibile, quella che effettivamente hanno fatto."

Secondo Paul Aron, pilota di riserva dell'Alpine, "l'unica spiegazione per non differenziare le strategie è l'esistenza delle 'Papaya rules', il voler trattare entrambi i piloti allo stesso modo."

Il paradosso

Paradossalmente, pur di trattare entrambi i piloti allo stesso modo, la McLaren li ha danneggiati entrambi in favore di Verstappen.

Pur di non avvantaggiare un pilota e svantaggiare l'altro, pur di non deludere Piastri o Norris, il team è riuscito a deluderli entrambi.

Alla fine, a pagare le conseguenze è la squadra stessa, che è stata ridicolizzata - dagli avversari e dagli appassionati - per aver preso una decisione insensata.

Una decisione basata soltanto sui princìpi del team, quelli ribaditi da Stella qualche settimana fa al podcast Beyond the Grid: "La McLaren viene prima di tutti i singoli membri che la compongono, vista la sua storia e la sua reputazione."

A questo punto, la domanda sorge spontanea: quale vantaggio trarrebbe la reputazione della McLaren dal perdere un titolo piloti che, sulla carta, poteva esser vinto ad agosto?

Per carità, uno tra Norris e Piastri potrebbe laurearsi campione del mondo ad Abu Dhabi e portare a termine la missione di "vincere con correttezza". Però, qualora ciò non dovesse succedere, nessuna spiegazione riuscirà a salvare un campionato perso così.

 

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