Gran premio del Giappone, terra di tifosi e appassionati speciali, circuito di Suzuka: è in questo scenario strepitoso che Nico Rosberg conferma ancora una volta il suo splendido stato di forma e conquista per la prima volta la vittoria su questo tracciato. Un tracciato tecnico, all’antica, a tratti pericoloso, con quasi tutte le tipologie di curva e con diversi allunghi. La F.1 esce dalla consueta noia e ci regala una gara divertente, combattuta, con tanti duelli.
La Mercedes continua a trionfare e può finalmente festeggiare il suo terzo titolo Costruttori consecutivo, un segnale di forza, di pura potenza, il sigillo di un dominio pressoché totale, che dura ininterrottamente da inizio 2014, quando esordirono i nuovi motori ibridi. Un risultato quasi scontato dal momento che questo team, che è anche un grande Costruttore di auto, ha impegnato notevolissime risorse economiche e umane per costruire monoposto assolutamente superiori in ogni dettaglio. Rosberg va a prendersi la nona vittoria 2016, mentre Hamilton resta fermo a quota sei e non vince da fine luglio, quando anche il Circus si è concesso le ferie…
C’è stata grande battaglia, tra i due alfieri Mercedes, sin dal sabato, con quei tredici millesimi (meno di un metro) a separare le migliori prestazioni cronometriche dei due rivali. Il capitolo successivo si è svolto in fase di partenza, quando Rosberg ha saputo approfittare del vantaggio della pole, mentre Hamilton ha perso moltissime posizioni per via di una partenza non ottimale, evento cui purtroppo ci ha un po’ abituati. Da lì in poi per Nico è stata fuga, per Lewis rimonta. Una rimonta che è stata anche “aiutata” dalla Ferrari e che ha visto nel solito Verstappen l’ostacolo finale, per via delle reiterate manovre molto al limite del giovane talento Red Bull. Grazie a questo risultato, adesso Rosberg è sempre più leader con ben 33 punti di vantaggio sul suo compagno di squadra a sole quattro gare dalla fine. La storia della F.1 ci ha insegnato che, anche in netto vantaggio, non si può mai dire mai, non bisogna mai dare nulla per scontato. Di fatto, però, al tedesco bastano anche dei semplici piazzamenti per portare a casa un mondiale che può solo perdere.
Il weekend sembrava aver preso la giusta direzione per la Ferrari. La conferma è arrivata sabato, con una qualifica confortante: seconda fila, dietro alle Mercedes, con un distacco relativamente ragionevole. Una ritrovata competitività proprio a Suzuka, pista che certamente non sarebbe delle più favorevoli per la SF16-H. Poi, di fatto, queste buone prestazioni sono state mortificate dalle tre posizioni di penalità inflitte a Vettel dopo lo start rocambolesco della gara di Sepang e dall’imprevista sostituzione del cambio sulla vettura di Kimi Raikkonen, che si era qualificato terzo e che avrebbe potuto portare a casa un ottimo risultato. Risultato che, comunque, sembrava alla portata di Sebastian Vettel, scatenato nei primi giri (complimenti per il sorpasso alla curva 130R) e poi affondato da una scelta di gomme controcorrente: ritardare la seconda sosta e montare le soft per l’ultima frazione di gara. Scelta coraggiosa, che però ha permesso a Hamilton di passare avanti e non ha permesso al ferrarista di recuperare agevolmente terreno sui rivali. E’ stata anche la prova che questa F.1 dipende troppo dalle gomme Pirelli, visto che anche usando una certa “fantasia” è difficilissimo ottenere risultati soddisfacenti.
Per Maranello, dunque, un’altra gara fuori dal podio, come oramai accade tristemente da Silverstone (eccezion fatta per Monza), nonché la quasi certezza di non poter più riprendere la Red Bull in ottica Costruttori. E’ davvero tempo di guardare al 2017. La gara degli altri: la Red Bull si è mostrata double face, con Verstappen ottimo secondo alle spalle di Rosberg e Ricciardo, vincitore una settimana fa in Malesia, solamente sesto. Per le Force India un’altra gara di conferme positive: Perez e Hulkenberg si sono classificati settimo e ottavo. Dopo di loro troviamo le due Williams, con Massa nono e Bottas decimo: da tempo il team inglese non riesce più a ottenere con costanza prestazioni di rilievo. Sprofondo per le Toro Rosso, con Kvyat tredicesimo e Sainz addirittura diciassettesimo, per non parlare della McLaren: in casa Honda è stato un disastro totale, con Alonso sedicesimo e Button diciottesimo. Da notare che non si sono verificati ritiri: tutti le ventidue monoposto hanno tagliato il traguardo (le Manor, ultime, con solo un giro di distacco). Tra due settimane si va negli Stati Uniti, sullo spettacolare tracciato di Austin, in Texas. Potrebbe essere il teatro della rinascita di Hamilton o dell’affondo finale di Rosberg: non resta che aspettare...
Foto Mercedes