Arabia Saudita, terra di battaglie: fuori dalla pista missili sulla raffineria Aramco, i padroni della Formula 1, avevano fatto temere per il regolare svolgimento della gara, mentre sul circuito di Gedda sono stati Verstappen (10 e lode) e Leclerc (10) a mettere a repentaglio l’incolumità degli spettatori. Perché le coronarie non sono più abituate a questo tipo di sorpassi e se questi ritmi dovessero riproporsi anche nelle prossime venti corse i cardiologi potranno strofinarsi le mani.
Stasera è andato in scena il secondo tempo della sfida iniziata in Bahrein, ma stavolta alla Red Bull avevano fatto bene i conti con la benzina e alla fine l’ha spuntata Verstappen. Non senza un pizzico di fortuna: quella virtual safety car (voto 1) causata dal doppio ritiro di Ricciardo (non pervenuto) e Alonso (9) ha più che dimezzato il vantaggio che il monegasco aveva faticosamente creato e a quel punto il superlativo Max ha potuto sfruttare la maggior velocità per rifarsi sotto. E che peccato quelle bandiere gialle che hanno interrotto sul nascere un possibile controsorpasso della Ferrari al penultimo giro!
Morale della favola: il divario tra i primi due è stato inferiore al mezzo secondo, e se non è un record poco ci manca. I nuovi regolamenti sembrano essere fenomenali: più che a una gara di Formula 1 sembrava di assistere ad un Gran Premio di MotoGP, con sorpassi a ripetizione e distacchi che si ampliavano per poi ridursi pochi passaggi più tardi.
I primi due hanno fatto una gara a parte, portando al limite il mezzo tecnico dal primo all’ultimo giro, senza praticamente commettere errori. Leclerc si è reso protagonista di due manovre geniali, come la ripartenza dopo la safety car e il bloccaggio prima del detection point che ci ha fatto tornare alla memoria l’oramai leggendaria tattica di Alonso su Hamilton a Montreal 2012. Dalla sua Verstappen è riuscito a danzare a pochi millimetri dai guardrail per tutta la gara, sopperendo così al basso carico aerodinamico della numero 1.
Sainz (8) chiaramente non è della stessa pasta del suo compagno di scuderia, ma è stato in grado di ottenere, per la seconda volta consecutiva, il miglior risultato a sua disposizione, mentre Perez (7) è stato vittima della maledizione Maldonado che si è manifestato sotto le spoglie del mefistofelico Latifi, protagonista non-attore (visto che siamo in clima hollywoodiano) per la seconda volta in pochi mesi.
Russell (8) ha fatto, con la Mercedes (4) quello che Sainz ha fatto con la Ferrari, ossia il massimo che gli era consentito. Ocon (5) si è dimostrato ancora una volta per quello che è: un pallone gonfiato che in tutta la sua carriera ha utilizzato mezzi e mezzucci per arrivare dove si trova. Oggi, anziché ringraziare Alonso per quella che, con ogni probabilità, resterà la sua unica vittoria in F1, gli ha tagliato la strada più volte facendo perdere prezioso tempo a tutta la squadra: con una gestione più oculata avrebbero potuto finire più vicini alla quinta posizione. Di tutt’altra pasta Norris (8) che non è riuscito a stargli davanti per 107 millesimi(!), ma con la McLaren (3) di questi tempi è quasi come fare un cinque al superenalotto.
Ultimo classificato in zona punti il pilota più titolato della storia: Lewis Hamilton (4). Non ci sono alibi: un distacco così abissale nei confronti del compagno di squadra non può essere imputabile solo alla sosta ai box sfortunata. Da uno come lui ci si aspetta sempre qualcosa in più; invece, non è stato nemmeno in grado di stare al passo con la Haas di Magnussen (8, ancora una volta a punti) che pure aveva la medesima strategia, e per poco non si faceva prendere anche da Zhou (4) che con l’Alfa Romo (4) ne ha combinate di tutti i colori. La macchina sembra esserci, la gestione del team invece appare ancora molto confusionaria. Serve un’urgente defenestrazione di Vasseur (1).