Come spesso accade negli ultimi anni, in Messico la Scuderia Ferrari non è riuscita a replicare l’inaspettato risultato in qualifica (in cui ha monopolizzato la prima fila) sulla distanza dei 300 km di gara. In verità poco dopo le ore 21 (ora italiana, nda) l’impresa del sabato era stata rapidamente vanificata da una partenza sfortunata delle rosse che Verstappen è riuscito a trasformare in leadership in curva 1.
La collisione tra Leclerc e Perez in ingresso di curva 1 – Credit: x.com
A onor del vero, nonostante la monoposto di Leclerc fosse priva del l’endplate sinistro dopo la sconsiderata manovra di Perez, il ritmo di Charles era davvero consistente rispetto al resto del gruppo. Talmente buono che il monegasco è riuscito ad allungare il primo stint fino al 31esimo giro per tentare di gestire il compound duro fino al termine della gara. Il botto di Kevin Magnussen e la conseguente neutralizzazione della gara hanno richiesto la completa ridefinizione dello scenario strategico. Ferrari e Mercedes avevano la medesima disponibilità di pneumatici ovvero un set di hard nuove e uno di medie usate.
Set disponibili per il gran premio del Messico – Credit: x.com
Mercedes, forte di una gestione di una superiore gestione dei pneumatici ha scelto una tattica aggressiva utilizzando il compound medio calzato nelle Q1 del sabato. Ferrari ha optato per una gestione conservativa continuando con le hard nella speranza che il degrado delle medie sulle frecce d’argento si fosse inevitabilmente palesato nell’ultima parte della gara. La strategia ha funzionato a metà nel senso che Lewis Hamilton ha sciorinato un ritmo insostenibile per Charles mentre Sainz è riuscito a contenere gli attacchi di Russell per poi riuscire a creare un margine di sicurezza importante sulla Mercedes numero 63. Eppure Leclerc in condizioni di “High Fuel” e con una monoposto “ferita” aveva percorso con un buon passo ben 31 giri, dato che non può essere certamente sfuggito agli strateghi di Maranello.
Leclerc precede Sainz nel primo stint del GP del Messico – Credit: Ferrari Media Gallery
Charles e Carlos disponevano entrambi di un set di gomme medie usate nel Q1 con appena 3 giri di “usura”. Al momento della ripartenza mancavano esattamente 35 giri da percorre con circa 50 kg di carburante. Perché non rischiare almeno differenziando le strategie? Una scelta condivisa con i piloti o un diktat del muretto volto a massimizzare la prestazione complessiva del team? Non lo sapremo mai tuttavia scelte differenti sarebbero state utili per acquisire dati sul decadimento prestazionale delle due mescole. Un’ ipotesi è che i due “Carli” si stiano marcando a uomo per prevalere nella classifica piloti, allineando le proprie scelte. Restando nel perimetro delle congetture, tale approccio sarebbe sintomo di scarso coraggio da parte dei piloti. Del resto il mondiale 2023 del Cavallino Rampante non passerà agli annali se non per il guizzo di Sainz a Singapore. Per i piloti la prospettiva è invece molto diversa perché giocarsi la supremazia nelle gerarchie interne ha un peso specifico elevato. Specie in prossimità della rinegoziazione del prossimo contratto di collaborazione. La gara lascia l’amaro in bocca non per la vittoria Red Bull, praticamente certa, ma per quella assenza di coraggio nel cercare di sovvertire uno spartito che sembrava già scritto prima del restart.
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