Per cominciare a trattare l'argomento McLaren è necessario fare prima un passo indietro alla domenica appena trascorsa, precisamente nel retropodio di Barcellona quando Charles Leclerc, rivolgendosi a Oscar Piastri e Lando Norris, chiede se verso il finale di gara anche loro avessero percepito una modifica a livello di bilanciamento sulla propria monoposto.
La risposta (o meglio, la non risposta) dei due piloti color papaya è passata in sordina, ma è in realtà più eloquente di quanto si possa pensare. L'espressione attonita del britannico e dell'australiano - condita da un secco "no" - ha lasciato spazio al quasi sconsolato "for me was unbelievable" del ferrarista: uno scambio di battute rapido ma significativo, in quanto ciò rappresenta una forse banale ma comunque perfetta sintesi per capire (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che vettura guida uno e che gioiellino di ingegneria aerodinamica e meccanica gli altri due.
La bontà della vettura di Woking potrebbe essere spiegata da un semplice dato, vale a dire quello relativo alla top speed. Le monoposto di Andrea Stella raramente - per non dire mai - risultano tra le più performanti in termini di velocità massima; questo perchè il quantitativo di downforce prodotto dalla MCL39 è talmente elevato che, sembra assurdo dirlo, si trasforma quasi in uno svantaggio sui rettilinei.
Entrando nello specifico, ciò che weekend dopo weekend continua a lasciare di stucco l'intero paddock è la capacità della vettura britannica in termini di gestione delle temperature per quanto riguarda gli pneumatici posteriori, aspetto che rende la MCL39 praticamente immune allo scivolamento e - di conseguenza - al fenomeno dell'overheating. Questo fa un'enorme differenza, soprattutto nei circuiti caldi: non è quindi un caso che tra Miami e Barcellona la McLaren abbia messo in scena una prova di superiorità ai limiti dell'imbarazzante.
Trattasi di un'area nella quale invece gli altri faticano, come testimonia quanto avvenuto in Spagna qualche giorno fa: nel primo stint la squadra color papaya ha percorso più di 20 giri con gomma soft, continuando comunque ad inanellare una serie di tempi incredibilmente competitivi. Anche la Mercedes ha effettuato lo stesso numero di tornate con la medesima mescola, salvo poi crollare.
Gli avversari ovviamente non restano a guardare e stanno provando a comprendere come sia possibile replicare queste prestazioni, su tutti Ferrari e Red Bull che già nel primo corposo pacchetto di aggiornamenti introdotto a Imola hanno provveduto ad apportare un'iniziale modifica proprio ai cestelli dei freni posteriori.
Le polemiche, tuttavia, non sono mancate visto che proprio la squadra di Milton Keynes ha chiesto più volte delucidazioni alla Federazione riguardo la legalità o meno di questa soluzione, tramite delle immagini termiche raccolte mediante l'utilizzo di telecamere a infrarossi durante i pit-stop, nelle quali si percepiva quanto effettivamente la McLaren riuscisse ad evitare il surriscaldamento delle gomme.
Ciò che è emerso - al termine di accurati controlli da parte della stessa FIA - è come la squadra britannica sia stata semplicemente la più abile a sfruttare le cosiddette "zone grigie" del Regolamento Sportivo. Quindi sarebbe il caso, metaforicamente parlando, di applaudire chi ha saputo lavorare meglio di tutti e rimboccarsi le maniche per cercare di insidiare chi al momento sta dando una sonora lezione a tutto il Circus...
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