La Formula 1 torna in Nord America per il decimo appuntamento della stagione, attraversando nuovamente l’Atlantico per il Gran Premio del Canada. Si corre sul Circuit Gilles-Villeneuve, un tracciato semipermanente costruito sull’isola artificiale di Notre-Dame. Un evento tra i più amati da piloti e team per il fascino tecnico di un circuito unico nel suo genere.
Il tracciato presenta 14 curve – sei a sinistra e otto a destra – che si snodano lungo 4.361 metri di asfalto liscio, poco abrasivo, e privo di utilizzi extra-campionato. L’alternanza continua tra forti frenate e violente accelerazioni ne fa un classico circuito “stop & go”, dove il bilanciamento meccanico e la fiducia in frenata sono fondamentali.
Secondo gli ingegneri di Brembo, il tracciato canadese è tra i più impegnativi dell’intero mondiale per l’impianto frenante. Il circuito ha ricevuto un indice di difficoltà pari a 4 su 5, con ben sei frenate di tipo Hard e due Light per ogni tornata. I freni sono in uso per quasi 12,5 secondi a giro, e in cinque staccate servono oltre 80 metri per rallentare la monoposto. Particolarmente critica è la curva 10, dove si passa da 292 a 69 km/h in appena 2,82 secondi: un carico sul pedale del freno di ben 168 kg, 5 g di decelerazione e 2.519 kW di potenza frenante.
Sul fronte gomme, Pirelli ha optato per la scelta più aggressiva disponibile: C6, C5 e C4, rispettivamente come Soft, Medium e Hard. È la terza apparizione in stagione per la nuova mescola C6, dopo Imola e Monaco, ma è la prima volta che viene impiegata su un circuito a basso carico laterale ma con frequenti richieste longitudinali. La superficie liscia e poco abrasiva del Gilles-Villeneuve complica la gestione della temperatura e può favorire episodi di graining, soprattutto nella giornata di venerdì, prima che la pista si gommi adeguatamente. I team avranno però un buon riferimento nei dati raccolti nei round precedenti con questa specifica gamma.
Le condizioni meteo sono un’incognita costante a Montréal: la pioggia è sempre dietro l’angolo e le temperature possono variare ampiamente nell’arco della giornata. Queste fluttuazioni rendono difficile interpretare la finestra ideale di utilizzo degli pneumatici, costringendo i team a una continua revisione dei propri piani strategici. Sul piano aerodinamico, l’efficienza è cruciale per ottenere velocità di punta nei lunghi allunghi, senza sacrificare la stabilità in ingresso curva e la trazione in uscita.
Il tracciato offre buone opportunità di sorpasso, grazie alle tre zone DRS. Il punto più favorevole resta l’ultima chicane, all’uscita della quale si apre il rettilineo principale. È lì che si trova il famigerato Muro dei Campioni, teatro di celebri incidenti tra cui quello del 1999 che coinvolse Damon Hill, Michael Schumacher e Jacques Villeneuve.
In questo contesto, la lettura delle prime immagini in arrivo dalla pit lane sarà determinante per valutare le scelte aerodinamiche, i compromessi tra drag e downforce, gli interventi di raffreddamento e la configurazione dei freni. La sfida tecnica di Montréal è tra le più complesse della stagione: un mix affascinante di potenza, precisione e adattabilità.
Il team di Maranello ha portato in Canada una "nuova" ala anteriore, da medio basso carico. I due elementi superiori hanno un profilo ridotto che si assottiglia ancora di più in prossimità dell'endplate. L'ala anteriore non è comunque di nuova progettazione, perchè consultando i documenti ufficiali possiamo affermare che la Ferrari non ha dichiarato novità per questo GP. Questo fa pensare che a Maranello avevano già pronte ed avevano già omologato altre soluzioni per l'ala anteriore in linea con la direttiva entrata in vigore in Spagna e che rende più severi i controlli sulla flessibilità.
Altre immagini della Rossa dal profilo X di Nicolas Carpentiers
Grazie alle immagini pubblicate dalla testata The Race notiamo un particolare interessante sulla monoposto del team di Brackley.
Nel continuo lavoro di sviluppo della W16, la Mercedes ha deciso di riportare in Canada la nuova sospensione posteriore già vista a Imola, ma poi accantonata per due weekend (Monaco e Spagna) dopo performance poco convincenti sul passo gara. A Montreal, però, i tecnici del team tedesco sono fiduciosi di poter ottenere un vantaggio prestazionale: nei precedenti appuntamenti, tramite analisi e simulazioni, l’intero comportamento dinamico del retrotreno è stato rivalutato, fino a giungere alla conclusione che il nuovo schema può finalmente esprimere il suo potenziale.
Il cuore di questa soluzione sta nell’abbassamento di circa 25-30 mm del punto di attacco interno superiore del braccio anteriore del triangolo superiore. Una modifica apparentemente sottile, ma che ha impatti significativi sia sull’assetto meccanico che sulla piattaforma aerodinamica della monoposto.
L’obiettivo, dichiarato e coerente con le difficoltà stagionali del team, è duplice: ottimizzare il bilanciamento dinamico in inserimento curva e, soprattutto, migliorare la gestione degli pneumatici, da sempre uno dei punti critici della W16 nei primi stint di gara.
Un particolare non tecnico ma curioso sulla monoposto del team americano. Per celebrare la 200ª gara, hanno esposto i nomi di tutti i collaboratori sull'ala anteriore per ringraziarli del loro instancabile impegno e della loro dedizione.
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