Il GP d’Olanda si presenta con una novità importante: Pirelli ha scelto mescole più morbide rispetto al 2024 (C2, C3 e C4) per incentivare strategie a due soste. A supporto, la FIA ha alzato il limite di velocità in pit-lane a 80 km/h, riducendo il tempo perso al box. Tuttavia, i team stimano che la sosta unica resti l’opzione più rapida, complice la difficoltà nei sorpassi su un tracciato stretto e tortuoso.
Il circuito di Zandvoort misura 4,259 km, con 14 curve e le iconiche sopraelevate 3 e 14 (19° e 18°). Richiede alti livelli di carico aerodinamico e una gestione attenta delle gomme, penalizzate da carichi verticali e dalla sabbia portata dal vento marino. Le temperature, raramente oltre i 20 °C, aggiungono ulteriore variabile nella gestione termica.
Per i freni, secondo Brembo, il tracciato è poco impegnativo (indice 2/5): nove frenate per giro, ma solo una davvero critica, la Tarzanbocht dopo il traguardo, con decelerazioni oltre i 4,7 g e pressioni sul pedale superiori ai 150 kg.
In questo contesto si inserisce l'incognita meteo, con i team che saranno chiamati a fare scelte importanti di setup.
I primi riscontri ci arrivano grazie al puntualissimo Albert Fabrega che pochi minuti fa ha pubblicato le prime immagini dalla pitlane, in particolare il confronto tra le ali posteriori di Ferrari, McLaren, Mercedes e Red Bull
Sul fronte aerodinamico, Zandvoort viene classificato come pista da medium-high load. Negli ultimi anni i livelli richiesti si sono leggermente ridotti, poiché il fondo produce più downforce rispetto al 2022.
Tra i top team, la McLaren si distingue per una rear wing con profilo “spoon” molto profondo ma stretto nella parte centrale e un main plane con la curvatura più accentuata.
Nel complesso le configurazioni restano simili, e non è escluso che in FP1 si riveda uno split di setup tra compagni di squadra: Lewis Hamilton, ad esempio, sembra preferire più carico al posteriore per maggiore stabilità. Non a caso, le scelte ricordano quelle viste a Budapest, con molte curve dal profilo simile e la necessità di garantire un buon livello di grip al retrotreno.
Le curve 9 e 10 rappresentano un punto critico, dove il sottosterzo è il nemico principale e l’effetto del vento può disturbare il bilanciamento.
Per la Ferrari SF-25 non si tratta di una "pista congeniale", perché molto ondulata e caratterizzata da cordoli aggressivi che vanno presi con decisione: ci si attende quindi un’attenzione particolare al tema dell’usura del plank e a vetture leggermente rialzate per evitare danni sul fondo, parametri che sappiamo mettere in crisi le prestazioni della Rossa.




Articolo in aggiornamento...
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