Nei giri finali del Gran Premio d'Italia, la McLaren non ha perso l'occasione di rendersi protagonista, pur non avendo vinto la gara: ecco l'intera ricostruzione dell'episodio controverso e delle conseguenti riflessioni.
Dopo essersi arreso alla netta superiorità di Max Verstappen, il team di Woking ha richiamato al pit stop Lando Norris nel corso del giro 45.
Il britannico, però, ha replicato: "Non volete far fermare prima l'altra macchina?", ovvero quella di Piastri. Il motivo della richiesta? Evitare che, nel giro di uscita dai box per Lando, Oscar beneficiasse di una possibile Safety Car e lo scavalcasse al momento del proprio cambio gomme.
La richiesta di Norris è stata accolta, ma non senza la sua preoccupazione: "Solo se non mi fa undercut", ha voluto specificare il numero 4, poi rassicurato dal muretto.
Piastri, dunque, rientra ai box. La squadra dei meccanici è velocissima nel pit stop: il cronometro segna 1,91 secondi. È record stagionale.
Al passaggio successivo, il 46° dei 53 previsti, è il turno di Norris. L'inglese è più sfortunato del suo compagno di squadra: un problema ad una pistola lo costringe ad una sosta di 5,9 secondi. Risultato? Piastri è ora secondo, Lando terzo.
Ed è qui che si verifica l'episodio controverso: dai box viene chiesto ad Oscar di ridare la posizione al suo diretto rivale per il campionato. L'ingegnere di pista gli ricorda: "È una situazione simile ad Ungheria dell'anno scorso", quando Norris si ritrovò davanti per un undercut e fece ripassare l'australiano.
Eppure, i due scenari sono diametralmente opposti. Perché? Principalmente per due motivi: nel 2024 i due non si stavano contenendo il titolo mondiale e non si verificò alcun problema alle due soste.
Piastri, infatti, è scettico: "Avevamo detto che un pit stop lento faceva parte delle corse, ma se volete lo lascio andare". A quel punto, esegue l'ordine e si accontenta del terzo posto.
Ci sono diversi punti da affrontare, ma è doveroso iniziare con una premessa: Norris è stato più veloce di Piastri per tutto il weekend? Sì. Ha meritato di arrivare davanti ad Oscar? Sì. È successa la cosa "giusta"? Sì.
Non si può, d'altro canto, trascurare che lo sport - così come la vita - non è sempre "giusto". Diversi atleti raccolgono meno di quanto potrebbero per via delle cosiddette variabili. Già, le variabili, degli elementi che stravolgono quello che dovrebbe essere lo scenario più scontato.
Parliamoci chiaro: a Monza, la McLaren si è avviata lungo una strada tortuosa, alla ricerca di neutralizzare qualsiasi variabile.
Non è eticamente corretto chiedere a colui che merita di essere in testa al campionato di ridare la posizione al compagno; specialmente quando per tutto l'anno i due hanno corso l'uno contro l'altro.
Ad Imola ed in Ungheria, per esempio, abbiamo visto Norris beneficiare da una scelta strategica diversa, senza che la squadra aprisse bocca per "ristabilire l'ordine giusto".
Fino alla scorsa domenica, non erano mai state annullate le variabili esterne: Norris ha vinto la Sprint di Miami grazie ad una Safety Car, ed a Piastri è stata negata la posizione persa a Silverstone per una penalità.
La domanda sorge spontanea: il problema avuto con Norris a Zandvoort - che sembrerebbe essere dovuto ad un errore del team - ha cambiato tutto? È quello il motivo per cui adesso bisogna "fare la cosa giusta?" I punti sono sempre punti. Anzi, più ci si avvicina alla fine dell'anno e più valgono, visto che diminuiscono le possibilità per recuperare.
Inoltre, la velocità con cui Piastri ha accettato è francamente sconcertante: c'è un atteggiamento "tirannico" dietro le quinte, di cui non siamo a conoscenza? Un "ricatto morale" sul seguire gli ordini di scuderia?
Ad ogni azione corrisponde una reazione. In questo specifico caso, non è stato fatto di certo un grande gesto nei confronti dell'ego di Norris: ora viene visto come quello che è stato aiutato dal team, quando magari lasciargli la possibilità di tornare secondo in pista sarebbe stata la scelta più giusta.
D'altronde, Lando era complessivamente più veloce e non ha avuto l'occasione di dimostrarlo. Il suo silenzio nei team radio, dal momento dei pit stop fino alla bandiera a scacchi, probabilmente è dovuto a questo: quello che all'apparenza è un grande favore, ai suoi occhi è un torto.
Successivamente, bisogna ammettere che l'accaduto non ha di certo migliorato la reputazione del team. La McLaren è stata derisa da Max Verstappen e da Damon Hill.
Il primo, quando ha appreso dello scambio, ha letteralmente riso, per poi chiedere: "Soltanto perché [Norris, ndr] ha avuto un pit stop lento?"
Il secondo, invece, ha ricordato sui social di aver vinto il GP d'Italia del 1993 "anche perché il motore di Prost esplose", dicendo di "aver paura che gli chiedano di restituire quella vittoria".
Anche gli appassionati non hanno - generalmente - apprezzato la decisione: l'ammontare di contenuti denigratori a riguardo, dai più seri a quelli pieni d'ironia, è impressionante.
Infine, ecco la possibile conseguenza che sarebbe peggio di qualunque altra: secondo la maggior parte dell'opinione pubblica, Piastri si è "guadagnato un credito con la squadra". Un credito da riscattare in futuro, quando ci si avvicina sempre di più alla fine dell'anno.
Immaginate questo scenario. Arrivati all'ultima gara della stagione, i due piloti della McLaren sono entrambi autori del proprio destino: chiunque vincerà il Gran Premio di Abu Dhabi sarà campione del mondo per la prima volta in carriera.
Dovesse verificarsi lo stesso scenario di Monza, ma a ruoli invertiti, quale sarebbe il modus operandi? Una comunicazione dai box "Lando lascia passare Oscar e fagli vincere il Mondiale?" Quale sarebbe la reazione dello stesso Norris? E quella di tutto il mondo?
Insomma, con lo scopo di "fare la cosa giusta" in Italia, la McLaren rischia seriamente di essersi complicata la vita per il futuro. "Fare la cosa giusta" d'ora in avanti potrebbe presto trasformarsi in un significativo grattacapo, in un vero e proprio tunnel dove ogni decisione è quella sbagliata, da una parte o dall'altra.
In fin dei conti, la vera "cosa giusta" sarebbe stata lasciarli correre liberamente l'uno contro l'altro, dall'inizio alla fine della stagione. Esattamente come era stato fatto fino al GP d'Italia.
Ora, l'unica speranza del team di Woking è che non si verifichi nuovamente uno scenario simile, o che uno tra Piastri e Norris finisca per vincere il titolo con tanti punti di vantaggio, affinché tutti i discorsi fatti in precedenza diventino irrilevanti.
In qualsiasi altra situazione, la McLaren dovrà gestire delle enormi conseguenze. In quel caso, almeno, potrebbe lanciare un messaggio: non esiste un modo per universalmente "fare la cosa giusta". Né nello sport, né nella vita.
Ci sono alcuni elementi che non si possono controllare. Già, le cosiddette variabili. E bisogna solo accettarle, piuttosto che cercare (pateticamente, ovvero con poca coerenza e scarsi risultati) di neutralizzarle a tutti i costi.
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