Dopo la tappa sulle rive del Mar Caspio, la Formula 1 si sposta a sud, a soli 140 chilometri dall’equatore, per affrontare il fascino notturno del Marina Bay Street Circuit. Entrambi circuiti cittadini, ma profondamente differenti a livello climatico: l’umidità, che spesso supera il 70%, e le temperature costanti tra i 24 e i 31 °C rendono il Gran Premio di Singapore uno degli appuntamenti più probanti per il fisico dei piloti, durante la gara si possono perdere fino a tre chili di peso corporeo, tanto che quest'anno è stata attivata per l'evento la condizione speciale di Heat Hazard che consentirà l'uso di vesti e sistemi di aerazione speciali.
Dal punto di vista strategico, dobbiamo subito guardare alla scorsa edizione, quando la mescola C4 media era stata scelta al via da 14 piloti, per avere grande flessibilità nel gestire l’unico pit stop, con alcuni piloti capaci di spingersi oltre i 45 giri con la stessa gomma, in attesa di una probabile safety car. Proprio la gestione del traffico sarà uno snodo cruciale, vista la difficoltà di sorpasso e l’elevata usura in condizioni di pista “green”, dopo gli acquazzoni che già si sono abbattuti e che arriveranno ancora sull’area di Marina Bay.
Il tracciato cittadino misura 4,940 km e conta 19 curve: pochi tratti di respiro, tante ripartenze e una superficie dall’aderenza limitata, tipica delle strade urbane, aggravata dalle segnaletiche orizzontali che diventano insidiose sul bagnato. Le quattro zone DRS non cambiano la natura del circuito, dove i sorpassi rimangono rari e dove anche il più piccolo errore può trasformarsi in un contatto con i muretti. Da quest’anno l’aumento del limite di velocità in pit lane, portato a 80 km/h, apre nuove variabili strategiche, soprattutto se la corsa sarà movimentata da safety car.
Singapore mette a dura prova anche i freni. Secondo gli ingegneri Brembo, il tracciato è classificato con un indice di severità pari a 4 su 5, il punto più impegnativo è la curva 7 “Memorial”, dove le monoposto passano da 308 km/h a 128 km/h in appena 1,9 secondi.
Tra umidità, degrado termico degli pneumatici, rischio pioggia e stress su freni e piloti, Singapore resta un Gran Premio che non concede tregua. In queste condizioni la scelta del corretto setup è fondamentale, anche se probabilmente, considerando la difficoltà di sorpassare, tutti i team cercheranno un assetto più adatto alla qualifica che alla gestione gomme in gara, che sarà probabilmente condizionata dalla pioggia.
I primi riscontri ci arrivano dal sempre puntualissimo Abert Fabrega, che ha pubblicato il confronto tra le configurazioni delle ali posteriori delle varie scuderie.


I profili superiori mobili di tutte le monoposto sono molto simili e ad alta incidenza, per ottenere il massimo carico a DRS chiuso, essenziale sul tortuoso circuito cittadino.
I profili principali invece sono molto differenti gli uni dagli altri, solo quelli di McLaren e RedBull sono piuttosto simili, leggermente più carichi di quello Ferrari, ma meno di quello Mercedes, in cui il main plane é molto più camberato. Come spesso accade è Alpine la monoposto più scarica.
Alcuni team hanno comunque un’ala da massimo carico più estrema rispetto ad altri, come l’Aston Martin che presenta un profilo principale inferiore più profondo e con un cucchiaio più largo; anche il profilo mobile superiore appare più verticale.
Particolare anche la soluzione Stake con cucchiao accentuato.
Se ordiniamo le scuderie in base al carico alare, dal più alto al più basso, possiamo scrivere la seguente classifica:
Probabilmente alcuni team inizieranno il weekend con configurazioni differenti tra i due piloti per poi scegliere la soluzione che offre il giusto bilanciamento.








Per Singapore la Mercedes ha portato un solo aggiornamento: una front wing modificata con flap riprofilato per ridurre il carico locale e migliorare l’equilibrio aerodinamico richiesto dal tracciato cittadino.




La McLaren a Singapore




Per Singapore la Red Bull ha introdotto due novità: una front wing evoluta con maggiore camber in punti mirati per aumentare il carico senza destabilizzare i flussi e una engine cover rivista con aperture più ampie nella parte superiore, pensata per migliorare la gestione delle temperature e garantire maggiore affidabilità.




Articolo in aggiornamento...
Questo è il quarto dei sei approfondimenti che proponiamo regolarmente su formula1.it per accompagnare l’avvicinamento a ogni weekend di gara: oltre alle prime immagini dalla pitlane e alle scelte di setup, trovano spazio lo studio e le informazioni Pirelli su gomme e strategie, l'analisi Brembo sui freni, la programmazione TV e streaming dell’evento, gli aggiornamenti ufficiali, oltre alla tabella delle componenti della power unit utilizzate, utile per valutare possibili penalità in griglia.
Foto copertina x.com