GP Stati Uniti - Analisi tecnica e immagini dal circuito: McLaren
17/10/2025 08:30:00 Tempo di lettura: 8 minuti

Il Circuit of the Americas è uno di quei tracciati che mettono in luce ogni sfaccettatura tecnica delle monoposto moderne. E' un banco di prova completo per piloti e ingegneri, dove la messa a punto rappresenta più che in altre occasioni un equilibrio tra carico aerodinamicotrazione meccanica e gestione termica di motore e gomme.

L’asfalto texano, lungo 5,513 chilometri, ospita 20 curve in senso antiorario e un dislivello di oltre 40 metri, con la ripida salita verso Curva 1 che è ormai simbolo del Gran Premio di Austin. Le sue sezioni alternate, dai curvoni veloci ispirati a Silverstone e Suzuka fino ai tornanti lenti in stile Hockenheim, impongono alle squadre di trovare un setup capace di adattarsi a tutto: stabilità nei cambi di direzione, agilità e trazione nelle curve lente, velocità nei rettilinei.

Dal punto di vista meccanico, il COTA non è mai una passeggiata, meno stressante però per l'impianto frenante rispetto al precedente appuntamento di Singapore dove la Ferrari (e non solo) ha avuto problemi di surriscaldamento che hanno portato all'uso intenso del lift and coast, e problemi di affidabilità che hanno penalizzato gli ultimi giri di Hamilton. Secondo i dati Brembo, che collabora con tutti i team, Austin si colloca a livello medio di difficoltà (indice 3 su 5), e richiede un utilizzo dei freni per oltre 16 secondi a giro. Nove sono le staccate principali, di cui tre particolarmente violente: la più impegnativa è quella di Curva 12, dove si passa da 312 a 92 km/h in 2,7 secondi, con picchi di 4,2 g e carichi superiori ai 130 kg sul pedale.

Per quanto riguarda gomme e strategie, dalla Pirelli arriva invece una scelta di mescole non consecutiva: C1 (Hard), C3 (Medium) e C4 (Soft). È la stessa combinazione prevista a Spa ma mai realmente valutata in condizioni di pista asciutta. La Hard sarà più dura rispetto al 2024, una decisione che punta a contenere il degrado termico tipico del tracciato texano, dove le temperature superano spesso i 30 °C. Proprio il caldo, unito alle forze laterali elevate, rappresenta una variabile chiave per la strategia: la gestione delle gomme, potrebbe decidere la gara domenicale.

In questo contesto, la SF-25 si presenta con un margine di speranza. La nuova sospensione Ferrari ha portato ad un aumento del carico aerodinamico sacrificando parte del grip meccanico: una scelta che su piste miste come Austin potrebbe finalmente dare equilibrio. Le curve veloci tra la 3 e la 10 e la piega della 19 esalteranno la stabilità in appoggio, mentre le irregolarità dell’asfalto, che costringono tutti a tenere un’altezza da terra maggiore, dovrebbero limitare i punti deboli nelle curve lente. È un mix che, almeno sulla carta, offre alla Scuderia la possibilità di inserirsi nella lotta con McLarenRed Bull e Mercedes nella Sprint, dove le distanze ridotte potrebbero mascherare i limiti di degrado gomme.

Per la gara lunga, la McLaren resta la favorita grazie alla gestione termica più raffinata, ma i margini d’incertezza non mancano: se gli aggiornamenti portati a Monza avranno davvero risolto i problemi di degrado Red Bull e se la nuova front wing Mercedes si rivelerà efficace alle alte velocità, in Texas potremmo vedere una bella sfida per la vittoria. In ogni caso, con un setup centrato e una finestra di utilizzo ottimale, non è utopia immaginare Leclerc e Hamilton in lotta per il podio nel cuore del weekend americano.

Le prime immagini dalla pitlane, del solito puntualissimo reporter Albert Fabrega, forniscono i primi punti di riferimento sulle scelte di setup ed i compromessi adottati prima per la Sprint e poi per la gara di domenica.

Confronto ali posteriori

GP Stati Uniti - Analisi tecnica e immagini dal circuito: i setup delle scuderieGP Stati Uniti - Analisi tecnica e immagini dal circuito: i setup delle scuderie


La McLaren ad Austin

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La Williams ad Austin

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La Mercedes ad Austin

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