I primi test stagionali a Barcellona hanno messo in evidenza una buona solidità e performance da parte della F1-75. La nuova nata di Maranello ha attirato l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori. Sia per l’originalità di alcune soluzioni presenti sulla vettura, ma soprattutto anche per la bontà del propulsore. Wolff e Marko non hanno perso tempo ad indicarlo come il miglior motore della griglia.
I tecnici del Cavallino, al pari di tutti gli altri colleghi, sono stati chiamati a fare un grande lavoro all’interno del reparto powertrains. L’introduzione di un nuovo combustibile E10 e un regolamento tecnico che andrà a congelare tutte le unità di potenza da qui al 2026 (permesse soltanto modifiche volte a migliorarne l’affidabilità) ha portato gli ingegneri a rivisitare il concetto riguardante la parte termica del propulsore (ICE). La squadra del Cavallino sembra davvero esser riuscita a fare un ottimo step. Questo anche grazie all’aggiornamento alla parte ibrida effettuato nella parte conclusiva della scorsa stagione.
Ovviamente però non è tutto oro quel che riluce. La Ferrari ha trovato più prestazione, questo è un dato di fatto. Anche se a Barcellona la squadra non ha per ovvie ragioni spinto al massimo, alle dicharazioni di Mercedes e Red Bull vanno sommate anche quelle rilasciate da Carlos Sainz, il quale nei giorni scorsi aveva palesato la sua soddisfazione per i progressi fatti a Maranello sotto questo profilo.
Lo spagnolo era stato chiaro, uno degli obiettivi della casa del Cavallino Rampante è tornare in testa per quanto riguarda la progettazione e realizzazione del miglior motore presente in F1. Anche se le indicazioni sono promettenti, che ci siano riusciti o meno, resta ancora del tutto da verificare.
Intanto però, i miglioramenti ci sono stati e purtroppo però hanno anche un prezzo. “Di fronte all’imminente congelamento siamo andati alla ricerca della massima prestazione. Ci sarà tempo per pensare all'affidabilità” aveva chiosato Sainz al termine di test (leggi qui). Parole che sembravano aprire al fatto che il team possa aver spinto a fondo andando a sacrificare la tenuta degli elementi interni della power unit.
Dichiarazioni alle quali si aggiungono delle considerazioni un po' allarmanti di Michael Schmidt rilasciate durante un podcast realizzato da ‘Auto Motor und Sport’. Secondo la redazione tedesca, la power unit del Cavallino potrebbe mostrare delle criticità attorno ai 3’000/4'000 km percorsi. Dei valori che anche se possono sembrare elevati a primo impatto, in verità sono un po’ bassi. Basti pensare che nel corso di un weekend di gara (prove libere, qualifiche e Gp) mediamente una vettura ne percorre circa 750.
Questo vorrebbe dire correre con l’allarme affidabilità già attivo dopo 4/5 appuntamenti. Non un grande scenario dal momento che essendoci il vincolo di 3 power unit a stagione, ci si aspetterebbe che ogni singola unità possa anche percorrere 8 eventi (calendario momentaneamente da 22 eventi, dopo la cancellazione della Russia). Ovviamente resta tutto ancora da verificare e si spera che dai prossimi test possa uscire qualche considerazione in più a riguardo.
Foto: Ferrari