Le ultime meteore della F1. Quando il circus iridato non è un buon affare
Iniziare a correre in F1 è notoriamente difficile. Solo 10 nuove squadre sono entrate a far parte di questo sport dal 1992, e poche di queste sono ancora sulla griglia di partenza.

10/01/2023 15:20:00 Tempo di lettura: 14 minuti

C'è molto fermento nelle stanze di potere della Formula 1. La massima serie potrebbe presto accogliere un undicesimo ingresso in griglia, ma gli annunci del presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem e dell'Andretti Racing non sono stati accolti con grande entusiasmo dal resto delle scuderie.

Ovviamente, come sempre, le più grandi criticità ruotano intorno ai soldi, con i team esistenti che banalmente vorrebbero evitare di dividere la torta in più parti, usando come principale argomentazione la solidità economica necessaria per correre in F1 mantenendone credibilità e fascino. Una motivazione che a dire il vero non è del tutto priva di fondamento.

Iniziare a correre in F1 è notoriamente difficile. Solo 11 nuove squadre sono entrate a far parte di questo sport dal 1992, e poche di queste sono ancora sulla griglia di partenza. Sottostimare la competitività, tecnica e finanziaria, necessaria per partecipare alla massima serie ha mietuto vittime anche eccellenti. Vediamo insieme quali sono i team che hanno fallito negli ultimi 30 anni.

 

HRT - 2010

Le ultime meteore della F1. Quando il circus iridato non è un buon affare

Nel 2010 la F1 ha ammesso un trio di nuovi team, attirati dalla prospettiva di un progetto embrionale di budget cap che prometteva di livellare il campo di gioco. Sappiamo che queste regole si sono concretizzate solo una decade dopo e i nuovi ingressi si sono trovati inevitabilmente in una situazione di enorme svantaggio.

La HRT è stata la prima a dover affrontare la realtà ritirandosi dopo soli tre anni. Il team era nato con buone intenzioni offrendo stipendi importanti ai suoi piloti Bruno Senna e Karun Chandhok, ed affidandosi alla Dallara per la progettazione del telaio della F110 che avrebbe esordito in Bahrain. Lo scontro con la realtà dell'ambiente fu molto duro ed il team accusò subito un ritardo tecnico importante tanto da non riuscire a prendere parte ai test pre stagionali. Seguì un anno di grandi difficoltà che portò anche a un forte ridimensionamento del budget ed al cambio dei piloti. Nonostante l'inizio infausto, il team riuscì a concludere il campionato davanti a uno degli altri team esordienti, sia quell'anno che nella stagione successiva. Nel 2012 la squadra sprofondò all'ultimo posto e fu messa in vendita prima dell'ultima gara, dove i piloti Pedro De La Rosa e Narain Karthikeyan chiusero rispettivamente al 17° e al 18° posto, con due giri di ritardo ciascuno.

 

Virgin - 2010

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A differenza di HRT la Virgin riuscì a portare il suo telaio VR-01 ai test pre-stagionali. Tuttavia, la vettura, progettata da Nick Wirth senza poter contare sui dati della galleria del vento per la fluidodinamica computazionale, accusò problemi significativi, tra cui il fatto di non disporre di un serbatoio adeguato a disputare una gara completa a tavoletta, problema risolto solo a stagione inoltrata.

Cinque anni dopo la squadra fu ribattezzata Marussia dal marchio russo di supercar ottenendo finalmente ottenuto i primi punti in F1, dopo essere passata dalla motorizzazione Cosworth alla Ferrari. Punti che passeranno alla storia perché a conquistarli fu il giovane Jules Bianchi che si classificò ottavo a Monaco, ed anche se fu retrocesso al nono posto da una penalità post-gara, ottenne comunque due punti. Meno di cinque mesi dopo Bianchi subì gravi lesioni in un incidente durante il Gran Premio del Giappone, per le quali morì l'anno successivo. Fu il secondo grave incidente che la squadra subì durante la sua breve esistenza: Maria de Villota perse un occhio in un incidente durante un test a Duxford nel 2012, morendo anche lui l'anno successivo.

Dopo l'incidente di Bianchi, la Marussia, che era già in forte crisi, non si presentò nella gara successiva in Russia, entrò in amministrazione controllata, ma fu salvata da un nuovo sponsor rientrando nel 2015 come Manor. La stagione 2016 portò un altro punto, grazie a Pascal Wehrlein in Austria, e il team provò a battere la Sauber in classifica fino al penultimo round ma non ci riuscì ed infine si ritirò dalla F1.

 

Lotus - 2010

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La terza new entry del 2010 fu probabilmente la proposta più concreta e affascinante. Il fondatore di AirAsia, Tony Fernandes, acquisì i diritti del nome Team Lotus, reso famoso dalla squadra di Colin Chapman vincitrice del Titolo e che aveva chiuso i battenti 16 anni prima. Forte di questo nome il team attirò diverse risorse dal team Toyota che si era appena ritirato, tra cui il nostro Jarno Trulli, che fece coppia con l'ex pilota della McLaren Heikki Kovalainen.

Nel 2010 riuscì a conquistare il 10° posto nel campionato costruttori, che prometteva una buona fetta del prezioso montepremi. La Lotus riuscì a ripetere l'impresa nel 2011 e l'anno successivo, quando prese il nome di un altro marchio britannico di auto sportive: Caterham. Ma dopo essere scivolata fuori dalla top ten nelle due stagioni successive, la squadra accusò importanti problemi finanziari, tanto da non potersi presentare in pista dopo il Gran Premio di Russia del 2014. La squadra tornò a sorpresa per la gara finale di Abu Dhabi, grazie a una campagna di crowdfunding promossa dagli amministratori, ma non riuscì ad iscriversi per il campionato 2015.

 

Super Aguri - 2006

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Alla fine del 2005 la Honda cercò di "restare" in F1 trovando anche un posto per il pilota giapponese Takuma Sato. Per questo fu protagonista nella creazione del team Super Aguri, che inizialmente utilizzò un telaio ex-Arrows di quattro anni prima accoppiato ovviamente a motori Honda.

Nel 2007, la Super Aguri passò al telaio Honda dell'anno precedente adattandolo ai regolamenti di quella stagione e dimostrandosi sufficientemente competitiva per competere in alcune occasioni con i top team di centro gruppo. Sato conquistò persino il sesto posto in Canada, battendo la McLaren di Fernando Alonso.

Ma l'entusiasmo della Honda per la F1 si affievolì e la Super Aguri (ancora alle prese con il pessimo telaio Honda del 2007) chiuse i battenti a quattro gare dal termine nel 2008.

 

Toyota - 2002

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Il super colosso giapponese, numero 1 al mondo nella produzione e vendita di auto commerciali, è sicuramente tra le vittime eccellenti della F1. L'ingresso della Toyota in F1 sembrava un'opportunità formidabile, fino a quando non si è scontrata con la realtà. La Toyota preparò con attenzione il suo debutto effettuando l'anno prima molti test privati in diversi circuiti de globo, eppure l'anno successivo fu battuta dalla Minardi al suo debutto.

L'operazione, rigidamente commerciale, non fu in grado di emulare il successo ottenuto nei rally. Tuttavia, il team ottenne tre pole position (la prima di Trulli nel particolare Gran Premio degli Stati Uniti del 2005) e 13 podi. Cinque di questi sono arrivati nel 2009, quando portarono in pista una macchina adeguata agli aggiornamenti del regolamento riguardanti l'aerodinamica.

Tuttavia, a causa della crisi economica mondiale, Toyota decise di porre fine all'operazione F1 che aveva richiesto ingenti somme per ottenere ben pochi risultati. Aveva già prodotto i telai TF110 per la nuova stagione, ma non furono mai utilizzati.

 

Forti 1995

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Dopo i successi in Formula 3000 e in Formula 3 italiana, Guido Forti portò il suo omonimo team in F1, che però durò solo un anno e mezzo.

Grazie all'appoggio della Parmalat di Pedro Diniz, la scuderia progredì pazientemente per tutto il 1995 con il suo telaio sovrappeso FG01, l'ultima vettura di F1 dotata di cambio manuale. All'inizio del 1996 fu prodotta una versione B, quando i nuovi piloti Luca Badoer e Andrea Montermini affrontarono e spesso fallirono la sfida di rispettare la nuova regola del 107%.

Poco dopo l'arrivo della FG03, la Forti passò dalla colorazione gialla brillante a quella bianco-verde dello Shannon Racing Team, dopo essere stata rilevata dal proprietario FinFirst. Ma i debiti continuarono ad aumentare e la mancata qualificazione al Gran Premio di Gran Bretagna del 1996 fu l'ultima volta che vide le auto Forti in pista

 

Pacific - 1994

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Dopo aver ottenuto molti successi in altre categorie, la Pacific decise di entrare in F1 nella stagione 1994. Operazione davvero low cost anche per gli standard dell'epoca, con meno di 20 dipendenti, la Pacific utilizzava inizialmente un telaio Reynard di due anni prima. Poco competitivi e inaffidabili, i piloti Bertrand Gachot e Paul Belmondo non riuscirono a ottenere neanche un risultato utile nella loro prima stagione.

La nuova PR02 fu almeno abbastanza veloce da superare la Fortis nel 1995 e, dopo il fallimento della Lotus, la squadra portò il suo nome sulla carrozzeria grazie a un accordo con il proprietario David Hunt. Sempre più a corto di fondi, la squadra ingaggiò una serie di piloti a pagamento, tra cui Giovanni Lavaggi e Jean-Denis Deletraz (padre del pilota di Formula 2 Louis), quest'ultimo a tre secondi dal ritmo dell'ultimo pilota in alcuni circuiti. I crescenti problemi finanziari fecero sì che la squadra non partecipò alla stagione dopo il 1996.

 

Simtek 1994

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La F1 non ha più avuto una griglia con 26 vetture schierate dal ritiro della Simtek dopo il Gran Premio di Monaco del 1995. La squadra era entrata in F1 l'anno precedente, ma il suo esordio fu tristemente tragico.

David Brabham e Roland Ratzenberger furono ingaggiati per guidare le S941. La tragedia si consumò durante le qualifiche del GP di Imola, quando Ratzenberger si schiantò ad alta velocità, riportando ferite mortali. Brabham continuò a guidare per la scuderia in quella stagione, mentre una serie di altri piloti - Montermini, Jean-Marc Gounon, Domenico Schiatterella e Taki Inoue - si alternarono sull'altra vettura.

Come la Pacific, anche la Simtek produsse una vettura più efficace per il 1995, ma fu afflitta da problemi di budget. La Benetton mise il collaudatore Jos Verstappen su una delle vetture con l'intenzione di fargli fare un anno intero di esperienza nelle corse, ma la Simtek durò solo cinque gare.

 

Andrea Moda Formula 1992

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Terminiamo l'elenco delle meteore degli ultimi 30 anni con quella che forse è stata la peggiore di tutte le scuderie nella storia della F1.

Nel 1992 si iscrive in F1 la Andrea Moda di Andrea Sassetti, industriale in cerca di pubblicità per il suo marchio di scarpe. Moda compra la licenza ed il telaio della Coloni, ma il resto è solo una storia quasi epica, basata su un budget ridicolo, risorse umane e tecnica di scarsa qualità, disorganizzazione, liti tra manager e piloti, ed anche problemi con la giustizia, culminati con la decisione della FIA di cacciare la scuderia per aver "danneggiato la reputazione dello sport"

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