Dove eravamo rimasti? Anno nuovo, stesso protagonista: Verstappen domina il Gran Premio del Bahrain.
Quello che tutti, addetti ai lavori e non, temevano ed aspettavano è puntualmente accaduto: Max Verstappen (10 e lode) ha ripreso laddove aveva interrotto, conquistando nientemeno che un “Gran Celem” nel primo appuntamento della stagione che si preannuncia come la più lunga (e di conseguenza la più noiosa) della storia della Formula 1.
Il profeta George Russell (7) ha lasciato qualche barlume di speranza per gli altri diciannove partecipanti, affermando che forse, in qualche week-end, ci sarà spazio anche per le comparsate, ma già dai primi chilometri la strada verso il quarto titolo mondiale si è messa in discesa per il campione olandese.
La Red Bull si è confermata la macchina da guerra che ha dimostrato di essere nell’ultimo anno e mezzo, tant’è che Sergio Perez, qualificatosi quinto a quasi mezzo secondo dal numero 1, ha agevolmente agguantato la piazza d’onore, seppur staccato di oltre venti secondi.
A questo punto la speranza è che sia la stessa Red Bull a fare harakiri rendendo così la stagione più interessante. La faida intestina tra Horner, Marko e Verstappen Senior sembra, al momento, non aver destabilizzato l’ambiente, ma vedere Jos “the boss” a colloquio con Wolff dopo aver battuto i pugni sulla scrivania di Horny(er) solleva più di qualche perplessità.
Secondo Cardile la Ferrari aveva finalmente capito, ma probabilmente c’è ancora qualcosa che sta sfuggendo, visto che Sainz (8) è arrivato a mezzo minuto e Leclerc (6) ha tagliato il traguardo quarto, ma ancora più staccato.
Il giudizio sul monegasco è in sospeso perché per lui questa è la stagione della verità. Sono finiti i tempi del tutto o niente: per il vero salto di maturità Charles deve ottenere quanto più possibile senza pensare di dover fare i miracoli ad ogni gara.
Singolare il “guasto” a cui è andato incontro: una cosa mai capitata e che ci viene il dubbio possa realmente esistere, soprattutto considerando che è riuscito comunque a passare un osso duro come Russell. Siamo proprio sicuri che non si tratti di assetto e che Sainz non abbia fatto un lavoro migliore di messa a punto? Anche la pole position sfumata nel Q3 (uno dei rari casi in cui il pilota non riesce a migliorare i tempi del Q2) lancia già qualche dubbio sulle debolezze che Leclerc deve dimostrare di non avere.
Proseguendo nella lettura della classifica, oltre al già citato Russell, autore di un’ottima quinta piazza, troviamo Lando Norris (7), Lewis Hamilton (6) e Oscar Piastri (6). Se per il futuro ferrarista non si può parlare di un buon inizio, ancor più amaro in bocca devono averlo provato i due alfieri della McLaren, additata come una delle principali contendenti della Red Bull. Il distacco subito dalle vetture papaya è stato nell’ordine del minuto: decisamente troppo, per quanto sufficiente ad entrare nella zona punti, chiusa dalle due Aston Martin di Alonso (6) e Stroll (8), autore di una prodigiosa rimonta dopo il contatto alla prima curva.
Delusione della giornata le Racing Bulls, da alcuni “esperti” indicate come vera sorpresa della stagione. L’unica sorpresa è stata invece il battibecco tra Ricciardo e Tsunoda, per un’inutile tredicesima posizione alle spalle della Haas, che sempre i medesimi esperti davano per spacciata.
Invece la maglia nera spetta di diritto alle Alpine (1), in fondo a tutte le classifiche ed ora anche decapitate dalle dimissioni dei principali responsabili della vettura. L’unico a far peggio? Il catastrofico Sargeant (1), anch’egli ripartito da dove aveva smesso. Ultimo.
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