Può sembrare un’affermazione forte, quella che abbiamo scelto per il titolo di questo pezzo, eppure, siamo certi che vedremo dei rapporti di forza cambiare nelle ultime sei gare della stagione.
Ci sono tre grandi perché. Il primo riguarda la tipologia di layout su cui il Circus si andrà a spostare. Se guardiamo alle ultime piste in cui i piloti hanno recentemente gareggiato (Singapore, Azerbaijan e Monza), solo su quello di Las Vegas (21-23 novembre), a causa dei suoi lunghi rettilinei, possiamo riscontrare delle similitudini con quelli appena trascorsi. In Messico si rivredranno delle ali da alto carico (a causa dell’altitudine a cui è posto il circuito), mentre Texas, Brasile, Qatar e Abu Dhabi sono considerate delle piste da medio carico con delle oscillazioni tra medio-basso e medio-alto. Nulla a che vedere appunto con il GP d’Italia e con i precedenti circuiti cittadini.
Il secondo perché deriva dagli upgrade che i team delibereranno per Austin. Tutte le squadre utilizzeranno le tre settimane di stop che vanno dal GP di Marina-Bay al GP del Texas (18-20 ottobre) per sviluppare e deliberare l’ultimo pacchetto in vista delle sei gare finali del mondiale. Con McLaren, Ferrari, Mercedes e Red Bull tutte impegnate su questo fronte (per non parlare anche del lavoro che interesserà anche le altre squadre) è lecito attenderci dei cambiamenti nei rapporti di forza. Qualcuno sarà sicuramente più soddisfatto di altri al ritorno dalla pausa e di conseguenza i gap subiranno una variazione.
Il terzo dei perché è il più critico e arriva dall’affidabilità. Per quanto i tecnici siano abili calcolatori e cerchino sempre di sostituire qualche componente power unit (prendendo una penalità in griglia) prima che questa porti ad un ritiro in gara, entrando nell’ultima parte dell’anno è possibile che qualche imprevisto esca fuori e porti a dei risultati imprevedibili, che potrebbero anche cambiare la storia del mondiale.
Con McLaren e Red Bull in lotta nel costruttori (41 punti lo svantaggio degli austriaci) e Verstappen che si contenderà l’iride con Norris (52 lunghezze tra i due), lo spettacolo è a dir poco garantito.
Foto: Red Bull Racing
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