In attesa di Austin, torniamo a parlare delle mancate scie d'acqua di Suzuka, quelle che avremmo voluto vedere se le monoposto fossero partite con le - a questo punto famigerate - gomme Full wet.
Il nostro direttore in un articolo molto tecnico ha spiegato la criticità dell’uso di quel tipo di pneumatico profondamente scolpito e scanalato: detto in modo molto semplice e da profani da chi scrive, quelle gomme alzano un muro d’acqua molto più consistente rispetto agli pneumatici cosiddetti intermedi, con visibilità molto ridotta per i piloti che si trovano dalla seconda posizione in giù.
Il mio punto di vista non si può definire diverso e nemmeno contrastante; forse più “egoista”, pensate un poco. Nel senso che a mio avviso sarebbe stato in ogni caso uno spettacolo vedere le monoposto tenere a bada le scie dopo essere partite con le gomme scanalate (in attesa che ne venga prodotta una versione migliore, come hanno chiesto i piloti in primis), senza farci aspettare un tempo geologico.
La motivazione non è riducibile soltanto all’interesse di vedere chi sarebbe riuscito a tenere la macchina in pista e chi invece sarebbe “naufragato”, per restare al tema acquatico. Il punto di vista va completato con una convinzione, anche se qualcuno di voi potrà considerarla molto discutibile: in un tracciato sul quale abbiamo visto il trattore contromano presentarsi davanti all’esterrefatto Gasly, la massima fonte di pericolo sono e sarebbero comunque state le carenze dei gestori della sicurezza della pista, non la scarsa visibilità per dei piloti che guidano protetti dall’halo e con la tanta elettronica in aiuto da tempo. Tutto qua.
Per quanto può servire, nel prossimo video, imminente, ci divertiremo a ricordare alcune pagine epiche scritte da piloti di diverse generazioni sotto la pioggia. Anche quelli vedevano poco o nulla, con macchine sì differenti, ma certamente più pericolose.
A prestissimo.
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