Quando ti chiami Charles Leclerc può accadere di tutto nel corso di un weekend di gara. Succede che commetti un errore e vai a muro durante le FP1, che il web si scateni contro di te al termine della prima ora di attività e continui a farlo anche per tutto l’arco della seconda perché i danni sono più importanti del previsto e devi restare ai box.
Accade che poi nelle FP3 sei subito competitivo. Riprendono tutti ad osannarti, a dire che non c’è da meravigliarsi. ‘È Charles Leclerc che cavolo, ancora ci stupiamo?’ Poi però la qualifica non va come previsto e le opinioni si spaccano. Nonostante tutto, alla domenica, visibilmente alla guida di una monoposto non a livello di Mercedes, Red Bull e McLaren, arrivi comunque quarto, davanti a Hamilton (molto sfortunato a Montréal, sia lui che la marmotta), dimostrando di aver assorbito il colpo e di aver fatto il massimo.
Succedono queste cose quando ti chiami Charles Leclerc. Ed è strano perché è un pilota che non ha più nulla da dimostrare. Si è ritrovato in squadra con dei piloti di altissimo calibro e ha dimostrato nel tempo, con grande tempra, non solo di potergli tenere testa, ma di riuscire ad essere anche più veloce.

L’accusa che gli si fa a volte è quella di sbagliare troppo… Ma quanto è importante l’errore che Charles ha fatto nelle PL1 di Montréal? Che peso avrà sull’esito della stagione? Pressoché nullo. Ha saputo recuperare subito. Magari se ci fosse stato anche lui alla guida durante le FP2, i tecnici avrebbero potuto ottimizzare meglio l’assetto e forse sarebbe riuscito a lottare per il podio. È una possibilità, ma non sappiamo se sarebbe stato realmente così.
Ancora, se fosse arrivato terzo, sarebbe cambiato qualcosa? La stagione, la SF-25, è questa. La Ferrari non può lottare per il titolo e dal momento che non può farlo, come un team che sfrutta una stagione non a livello per fare esperimenti, è giusto che anche i piloti si prendano i loro rischi e facciano delle prove. Si divertano anche un po'.
Quando ti chiami Charles Leclerc, per quanto le persone possano puntarti il dito contro, hai comunque le spalle grosse. Sei talmente bravo a criticarti da solo che non fai neanche più caso a quello che ti accade intorno. Una parola in più o in meno non fa differenza.
Se ti chiami Charles Leclerc non hai bisogno dell’approvazione della gente. Fai parlare la pista e del resto importa niente.
Foto: Ferrari
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