Questo ricordo lo dedichiamo a tutti i ragazzini che nel frattempo erano cresciuti, per arrivare alla frontiera del Duemila: un secolo e un intero millennio erano finiti, al passaggio dell’anno nuovo; l’attesa ancora no …
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Con la sua spessa maglia preferita e un casco azzurro senza i quali aveva promesso a se stesso che non avrebbe mai gareggiato, Alberto Ascari era l’eroe popolare di un’epoca frontaliera …
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Bianca, numero 24; due strisce trasversali: una rossa e una blu; Union Jack e Croce di Sant’Andrea. Sponsor, nemmeno a parlarne. Comparirà poi un orsacchiotto sulla livrea. È la Hesketh di James Hunt al Mondiale del 1975, la scuderia più glamour
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Dietro l’uomo, le cui esibizioni di pensiero sono spesso discutibili, che pilota c’era? Che sia da annoverare tra i fuoriclasse di ogni epoca, è fuor di dubbio…
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Tazio Nuvolari incarnava il trionfo del motore in un’Italia nella quale pistoni e cilindri erano ancora un sentito dire; un qualcosa visto passare, quasi sempre tra sbuffi di polvere, per poi raccontarlo più volte…
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“Inferno verde” lo chiamava, lui che di soglia di rischio se ne intendeva e che già all’epoca aveva compreso che il vecchio Nürburgring era un compromesso inaccettabile tra i tornanti in mezzo al bosco e tutti i cavalli delle F1 dei primi anni Settanta...
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Nel 2000, Eau Rouge e Radillon si facevano in pieno soltanto nel giro buono in qualifica e non tutti si assumevano quel rischio; Mika Hakkinen lo stava facendo in gara, per cancellare l’errore che aveva reso il copione degno di Agatha Christie.
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Mai come in quel pomeriggio ungherese fu dimostrato il detto: “Non c’è due senza tre”. Ad avvalorarlo, il fatto che se il trionfatore fu il Kaiser, il vero fuoriclasse di quel giorno si trovava al muretto, tra cuffie e telemetrie.
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Lo aveva detto Ayrton Senna meglio di altri, che quando Mansell decideva di sorpassare, non ci sarebbe stato nulla in grado di impedirglielo. E “meglio” di altri Senna lo aveva subito, su quel tracciato dove già nel 1986 era stato sverniciato da …
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La pioggia a Silverstone è sempre uno sgambetto…anche quando non c’è. Quel giorno, il 12 luglio del 1987, prima si prese la scena attraverso l’assenza, poi la lasciò al sole e al caldo che faceva sudare le lattine di birra …
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I pantaloni a zampa di elefante, gli alettoni anche; la grande presa d’aria che sovrasta la testa del pilota; le ragazze belle e autentiche che si aggirano nei pressi dei box con l’ombrellino. È la Formula Uno del 1975…
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Non era mai accaduto, alla fine di un gran premio, che il vincitore brindasse con la birra. Tante cose, prima di Gilles Villeneuve, non erano mai accadute...
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Quando si parla di lui, buona parte della stampa o degli appassionati hanno la tendenza a minimizzarne la grandezza. È una delle ingiustizie, se così possiamo definirle, che un gigante della Formula 1 non riesce a scrollarsi del tutto di dosso...
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