Sauber AG
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8340 Hinwil,
Switzerland
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Caratterizzata da un nuovo schema di colori, progettato dal Centro Stile Alfa Romeo e caratterizzato dagli ormai tradizionali colori rosso e bianco della squadra, la vettura, progettata sotto il coordinamento del direttore tecnico, Jan Monchaux, rappresenta un'evoluzione della C39 che ha gareggiato nella stagione 2020. A causa delle restrizioni imposte dal regolamento, l'auto ha mantenuto molti dei componenti del suo predecessore, pur colpendo con il suo aspetto rinnovato, in particolare per quanto riguarda il naso, un'area su cui la squadra ha scelto di concentrare i suoi gettoni di sviluppo. Sotto la carrozzeria, un nuovo motore Ferrari
Scheda tecnica sky.sport.it
La Sauber F1 Team è una scuderia svizzera di Formula 1 e precedentemente di vetture sport, impegnate tra l'altro nel Campionato del mondo sportprototipi, fondata da Peter Sauber e con sede a Hinwil. Dal 2020 viene iscritta al Campionato mondiale di Formula 1 con il nome di Alfa Romeo Racing ORLEN, in seguito all'accordo di sponsorizzazione con la casa automobilistica italiana iniziato nel 2018 (diventata a tutti gli effetti title name della scuderia dal 2019), e a quello con l'azienda polacca diventata co-title sponsor dal 2020.
Dalla stagione 2006 a quella 2009 la scuderia venne ceduta al costruttore tedesco BMW, che ne fece il suo team ufficiale pur mantenendo nel nome, BMW Sauber, un riferimento alla squadra originale.
Il 27 novembre 2009 la scuderia fu ceduta nuovamente al vecchio proprietario e fondatore Peter Sauber, riprendendo il nome di Sauber. Il 20 luglio 2016 Peter Sauber vendette la squadra alla società di investimenti svizzera Longbow Finance SA, che nonostante la nuova proprietà ne mantenne la storica denominazione.
(fonte Wikipedia)
L'Alfa Romeo ha partecipato al Campionato mondiale di Formula 1 a più riprese, sia come scuderia costruttrice che come fornitrice di motori, dal 1950 al 1988. Dal 2018 è inoltre presente in F1 come title sponsor e partner tecnico del team svizzero Sauber.
Nel 1950 Nino Farina vinse l'edizione inaugurale del Campionato mondiale di Formula 1 su un'Alfa Romeo 158 sovralimentata. Anche l'edizione successiva del Campionato fu conquistato dall'Alfa Romeo, con Juan Manuel Fangio su una 159.
Il primo anno l'Alfa Romeo vinse 6 Gran Premi su 7 imponendo un dominio totale della scuderia, che piazzò in classifica ai primi tre posti i suoi piloti di punta: oltre al vincitore Nino Farina si distinsero Juan Manuel Fangio, che vinse molte corse, e Luigi Fagioli. Furono infastiditi soltanto occasionalmente da Alberto Ascari su Ferrari, che si classificò quinto, e dal francese Louis Rosier su Talbot-Lago, giunto al quarto posto. Nel secondo Campionato del Mondo l'Alfa Romeo vinse 4 Gran Premi su 8. Juan Manuel Fangio era seguito in classifica dai ferraristi Alberto Ascari e José Froilán González e dall'alfista Nino Farina.
La 159 era un'evoluzione della 158 con un compressore a due stadi. I motori delle due vetture erano molto potenti rispetto alla cilindrata che possedevano; ad esempio il propulsore della 159 aveva una potenza di circa 420 bhp ma, essendo entrambi così spinti, erano caratterizzati da un elevato consumo di carburante. Quello della 159 era, infatti, di 170 litri ogni 100 km.
Sorprendentemente, l'Alfa Romeo partecipò a questi campionati con fondi molto esigui, usando tecnologia e materiali pre-bellici. Per esempio, la squadra vinse i due campionati utilizzando solamente nove monoblocchi, tutti costruiti prima della seconda guerra mondiale.
Nel 1952 l'IRI, l'ente pubblico che era proprietario dell'Alfa Romeo, decise di ritirare la scuderia dalla Formula 1 a causa della crescente concorrenza delle altre squadre, in particolar modo della Ferrari. Il Governo italiano, infatti, si rifiutò di destinare fondi per la costosa progettazione del nuovo modello di vettura.
L'Alfa Romeo tornò in Formula 1 nella prima parte degli anni sessanta, fornendo ad alcune scuderie minori il motore. Il propulsore era un quattro cilindri in linea e fu montato su vetture LDS, Cooper e De Tomaso.
Nel decennio successivo la Casa del Biscione si ripropose come fornitrice di motori. Nel 1970 e nel 1971 l'Alfa Romeo offrì un V8 derivato da quello installato sulla Tipo 33. Nella prima stagione fu montato sulla McLaren guidata da Andrea De Adamich, mentre nella stagione successiva fu installato su una March condotta dallo stesso pilota. In entrambi i casi l'esperienza fu fallimentare, visto che spesso le monoposto neppure si qualificavano alle gare.
Successivamente Bernie Ecclestone, proprietario della Brabham, fece un accordo con l'Alfa Romeo per la fornitura di motori dal 1976 al 1979. I propulsori, progettati da Carlo Chiti, erano boxer a 12 cilindri e producevano una potenza di 510 bhp contro i 465 bhp dell'onnipresente Cosworth DFV. La configurazione del motore era però complessa. Infatti, solo per sostituire le candele il propulsore andava rimosso. Un altro difetto che aveva era il consumo di carburante; per ovviare a questo erano installati quattro serbatoi da 214 L. Inoltre, i motori Alfa Romeo erano voluminosi. Infatti, i sempre più arditi progetti di Gordon Murray, come la Brabham BT46 che vinse due gare nel 1978, furono una parziale risposta alla sfida consistente nel produrre un telaio leggero ed aerodinamico che si adattasse agli ingombranti motori Alfa Romeo. Quando però l'effetto suolo diventò importante nella progettazione delle monoposto del 1978, fu chiaro che i bassi e larghi propulsori interferivano con il flusso d'aria incanalato nei tunnel sotto la vettura. Questi condotti erano necessari a creare l'effetto Venturi, il quale spingeva il veicolo verso il suolo. Per richiesta di Murray, nel 1979 l'Alfa Romeo progettò e produsse in soli tre mesi un motore V12 più stretto. Però anche questo propulsore fu caratterizzato da un alto consumo di carburante e dal fatto di essere inaffidabile.
Nel 1977 iniziò la progettazione della vettura per il ritorno dell'Alfa Romeo in Formula 1 come costruttore. La scelta fu presa su pressione di Carlo Chiti, e lo studio per la nuova monoposto fu affidato all'Autodelta. La vettura era la 177, che debuttò al Gran Premio del Belgio del 1979. Quindi nel 1979 la Casa del “biscione” partecipò al campionato con due ruoli, come fornitrice di motori per la Brabham, e come Scuderia costruttrice. La 177 fu guidata da Bruno Giacomelli, che utilizzò la vettura sia nel Gran Premio del Belgio che in quello di Francia. Il modello successivo, la 179, che cercava di sfruttare meglio l'effetto suolo, era spinto da un nuovo propulsore. Esordì al Gran Premio di Monza lo stesso anno. In questa occasione ci fu l'ultima apparizione della 177, con al volante Vittorio Brambilla. Nelle successive stagioni l'Alfa Romeo partecipò al campionato correndo con le vetture 182, 183T, 184T e 185T.
Questo periodo in Formula 1 fu avaro di successi, infatti le monoposto Alfa Romeo non vinsero neppure un Gran Premio. Tra i risultati di rilievo ci furono due pole position, i giri al comando di Bruno Giacomelli al Gran Premio degli Stati Uniti d'America del 1980 prima del ritiro per problemi elettrici, tre terzi posti, due secondi posti ed un giro veloce. Il miglior piazzamento della scuderia fu un 6º posto nel campionato costruttori del 1983. Nel 1984 la scuderia fu a tutti gli effetti affidata alla Euroracing, con i motori che furono forniti dalla Autodelta. L'ultima stagione dell'Alfa Romeo nel campionato di Formula 1 come costruttore fu nel 1985.
La scuderia fu coinvolta in una sciagura. Il suo pilota Patrick Depailler rimase ucciso durante dei test per il Gran Premio di Germania del 1980 al Hockenheimring. Altri piloti di rilievo che guidarono monoposto Alfa Romeo in questo periodo furono Andrea De Cesaris, Mario Andretti e Riccardo Patrese.
L'Alfa Romeo fornì motori alla Osella, piccola scuderia di scarso successo, dal 1983 al 1988: questi propulsori furono sia aspirati (1983) che sovralimentati (1984-1987). All'inizio della collaborazione l'Alfa Romeo offrì alla scuderia anche supporto tecnico; infatti la monoposto FA 1/F del 1984 era basata sulla 183T dell'anno precedente, ed il primo telaio che fu utilizzato altro non era che un chassis della 183T rielaborato. Tutte le vetture Osella seguenti fino al modello FA 1/I del 1988 traevano origine dalle monoposto Alfa Romeo. Nel 1988, l'ultima stagione con motori turbo, la dirigenza della Casa del “biscione” era contrariata per la pubblicità negativa generata dagli scarsi risultati della Osella, così proibì a quest'ultima l'uso del nome Alfa Romeo. In questo modo, i motori montati nel 1988 furono conosciuti semplicemente come “Osella V8”. Alla fine della stagione l'accordo terminò, ponendo fine alla partecipazione dell'Alfa Romeo nella Formula 1.
Nel 1987 l'Alfa Romeo stipulò un accordo con la Ligier per la fornitura di motori. Un propulsore biturbo a quattro cilindri in linea da 1500 cm³ di cilindrata progettato da Gianni Tonti fu provato da René Arnoux su una Ligier JS29. Quando la FIAT acquistò l'Alfa Romeo il contratto fu annullato, adducendo tra le motivazioni anche le lamentele di Arnoux sulle prestazioni del motore. La Ligier fu quindi costretta ad usare un motore BMW M12/13 per l'intera stagione.
Nel 1985 l'Alfa Romeo iniziò il progetto di un motore V10 aspirato, quindi in anticipo rispetto alle regole che di lì a poco avrebbero vietato i motori turbo. Denominato Alfa Romeo V1035, era destinato per monoposto Ligier e fu il primo motore V10 di Formula 1 moderno, presto seguito da propulsori analoghi fabbricati dalla Honda e dalla Renault. Nella sua prima versione, questo motore da 3,5 L produceva 583 bhp di potenza, mentre l'ultima del 1986 erogava 620 bhp a 13300 giri al minuto. La cooperazione con la Scuderia francese non ebbe seguito, ed il propulsore fu disponibile per la serie “ProCar”. Nel 1988 L'Alfa Romeo acquistò la Brabham con l'intento di costruire un telaio per la nuova serie sopraccitata, e l'autovettura sviluppata fu una 164 a cui fu installato il V10 di derivazione Formula 1. Questa versione del modello è conosciuta come 164 ProCar (o Brabham BT57), e fu destinata a competizioni speciali di supporto per i Gran Premi di Formula 1.
Già dal 2015, il logo Alfa Romeo torna su una vettura di Formula 1, comparendo sulle vetture Ferrari per alcune stagioni. Dopo un lungo periodo di indiscrezioni, nel novembre 2017 Sergio Marchionne annuncia il ritorno del marchio Alfa Romeo in Formula 1 per la stagione 2018, come sponsor principale della scuderia Sauber, con la quale la casa italiana porterà avanti anche una cooperazione tecnologica, tecnica e commerciale. La casa italiana, comunque, non fornisce alla squadra elvetica né telaio, né motori, né altra componentistica, sebbene non sia esclusa una collaborazione tecnica nei prossimi anni.
Il 2 dicembre 2017, presso il Museo storico Alfa Romeo di Arese, si è tenuta una conferenza stampa in cui sono stati illustrati i termini dell'accordo fra il Gruppo FCA e la squadra svizzera, cui è seguita una cerimonia di presentazione della nuova livrea, che riprende i colori storici dell'Alfa Romeo; la monoposto, presentata il 20 febbraio 2018, è guidata dai piloti Charles Leclerc e Marcus Ericsson e monta propulsori Ferrari.
Nel 2018 la Sauber ha avuto dei buoni risultati, classificandosi ottava, con 48 punti, dei quali 39 ottenuti da Leclerc arrivato al 13º posto della classifica piloti.
Nel 2019 la scuderia cambia denominazione in Alfa Romeo Racing, e sostituisce entrambi i piloti: a Charles Leclerc, passato in Ferrari, subentra Kimi Räikkönen, proveniente proprio dalla scuderia di Maranello, e già pilota della Sauber nel 2001, mentre Marcus Ericsson, retrocesso al ruolo di terzo pilota, è sostituito da Antonio Giovinazzi, che aveva già disputato le prime due gare del 2017 con la Sauber, sostituendo l'infortunato Pascal Wehrlein. La scuderia conferma i buoni risultati classificandosi di nuovo ottava, con 57 punti, dei quali 43 ottenuti da Räikkönen arrivato al 12º posto della classifica piloti.
Nel 2020 l'azienda petrolifera polacca PKN Orlen diventa co-title sponsor della Sauber insieme all'Alfa Romeo. Sia Räikkönen che Giovinazzi sono riconfermati per questa stagione, ma l'Alfa Romeo C39 si rivela molto poco competitiva e sia l'italiano che il finlandese in qualifica rimangono spesso fuori in Q1, ottenendo poi rari piazzamenti a punti in gara. La scuderia chiude la stagione con soli 8 punti ottenuti, pur confermando l'ottava posizione nel campionato costruttori ottenuta nei due anni precedenti
Gran Premio del Sud Africa 1993
Anno | Monoposto | Motore | Punti |
---|---|---|---|
2023 | Sauber C43 | Ferrari | 6 |
2022 | Sauber C42 | Ferrari 066/7 | 55 |
2021 | Sauber C41 | Ferrari 065/6 | 13 |
2020 | Sauber C39 | Ferrari | 8 |
2019 | Sauber C38 | Ferrari 064 | 57 |
2018 | Sauber C37 | Alfa Romeo | 47 |
2017 | Sauber C36 | Ferrari 2016 | 5 |
2016 | Sauber C35 | Ferrari | 2 |
2015 | Sauber C34 | Ferrari | 36 |
2013 | Sauber C32 | Ferrari 056 | 57 |
2012 | Sauber C31 | Ferrari 056 | 126 |
2011 | Sauber C30 | Ferrari 056 | 44 |
2010 | Sauber C29 | Ferrari 056 | 44 |
2005 | Sauber C24 | Petronas 05A | 20 |
2004 | Sauber C23 | Petronas 04A | 34 |
2003 | Sauber C22 | Petronas 03A | 19 |
2002 | Sauber C21 | Petronas 02A | 11 |
2001 | Sauber C20 | Ferrari 049 | 21 |
2000 | Sauber C19 | Petronas SPE 04A | 6 |